di Stefano Sansonetti
Da quando alcuni suoi uomini hanno lanciato l’assalto al governo circola una battuta: “Ibl è un acronimo che sta per Istituto Bruno Leoni, ma in realtà potrebbe tranquillamente essere inteso come Istituto Belle Lobby”. Perché dietro, se si scava un po’, si trova tutto un mondo fatto di Confindustria, assicurazioni, concessionarie autostradali e fondazioni bancarie, solo per limitarsi ai centri di potere più “vistosi”. Di sicuro l’Istituto ha portato al governo due suoi esponenti. L’ultimo, in ordine di novità, è Piercamillo Falasca, reclutato come consulente economico dal sottosegretario al ministero degli esteri Benedetto Della Vedova (per il quale era già stato assistente parlamentare). Era invece nell’aria da qualche giorno l’approdo al ministero dello sviluppo economico di Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, destinato a diventare consulente economico del ministro Federica Guidi, a quanto pare soprattutto nelle materie dell’energia. Insomma, pare proprio che l’Ibl abbia cominciato a guardare con grande interesse alle poltrone ministeriali. Ma cosa c’è dietro al think tank, diretto da Alberto Mingardi, che ha come obiettivo quello di promuovere idee liberali?
Gli animatori
Basta andare a dare un’occhiata al suo “board of trustees”, l’organo che “elabora le strategie e sostiene l’operato dell’istituto”, per rendersi conto di alcune influenze maggioritarie. Dentro, per esempio, c’è Fabio Cerchiai, presidente del gruppo assicurativo UnipolSai e per ben nove anni presidente dell’Ania, l’associazione delle imprese assicuratrici. Senza contare che Cerchiai è consigliere della holding Edizione e presidente di Atlantia e di Autostrade per l’Italia, in pratica di tutta la filiera autostradale che fa capo alla famiglia Benetton. E per lui c’è pure un posto nel consiglio dell’Aiscat, l’associazione delle concessionarie autostradali presieduta da Fabrizio Palenzona. Ancora, nel board of trustees dell’Ibl siede Franco Debenedetti, fratello di Carlo, consigliere di amministrazione della Cir e della Piaggio di Roberto Colaninno. Accanto a loro un posto è riservato a Giampaolo Galli, economista, oggi parlamentare del Pd ma già direttore generale di Confindustria e Ania. Tra gli altri spunta pure Andrea Battista, un passato da manager nei gruppi Cattolica Assicurazioni e Aviva, con trascorsi nel comitato esecutivo sempre dell’Ania. Poi c’è Stefano Parisi, già a.d. di Fastweb e oggi presidente di Confindustria Digitale. Per non parlare di Mario Carlo Ferrario, banchiere d’affari ex Schroders ora a capo della merchant bank Mfc Capital Partners. Ci sono quindi corpose fette di Confindustria, da cui del resto arriva il ministro dello sviluppo Guidi, e del mondo delle assicurazioni. Settore sul quale lo stesso ministero potrebbe trovarsi a intervenire.
Quanta energia
Ma si troverà sicuramente a intervenire sul settore dell’energia, di cui Stagnaro è un esperto. Il futuro consulente della Guidi è un habitué del Festival dell’energia, che ha tra i suoi partner gruppi come Enel, Edison, Acea e A2a. In più fa parte del comitato scientifico di Orizzontenergia, portale che tratta materie “energetiche” e che fa capo alla Fuelmed srl. Si tratta di una società detenuta al 90% da Giorgio Ruscito, vicepresidente di Assocarboni, a cui aderiscono società che producono energia elettrica usando carbone (vi aderiscono ancora Enel, A2a, Edipower e Tirreno Power). Tra i partner di Orizzontenergia c’è c’è pure la confindustriale Assoelettrica (della quale fanno parte ancora Enel, Edison, Acea e A2a). Infine Stagnaro siede pure nel comitato di redazione di Rivista Energia, pubblicazione riconducibile alla Rie – Ricerche industriali ed energetiche, società di consulenza guidata dall’ex ministro Alberto Clò. Tra i principali clienti della Ricerche industriali ed energetiche c’è l’Authority per l’energia, ovvero l’organo che vigila sui gruppi del settore, per la quale Rie elabora rapporti periodici sui prezzi dei combustibili.
Da dove vengono i soldi
Ma chi finanzia l’Ibl? I componenti del suo board of trustees parrebbero chiamare in causa le loro aziende di provenienza. La Notizia ha chiesto di conoscere l’elenco dei sostenitori, ma l’istituto ha opposto questioni di privacy. Ha fatto invece sapere che nel 2013 l’Ibl ha ricevuto donazioni e contributi da 69 soggetti diversi tra persone fisiche e giuridiche, con una donazione media di 8.957 euro. In tutto, quindi, l’Istituto dovrebbe aver incassato 618 mila euro. Di sicuro tra i finanziatori dell’Ibl c’è la Fondazione Cassa di Risparmio di Torino (Crt), che dal 2009 al 2012, come emerge dai relativi bilanci consuntivi, ha versato un assegno annuale di 30 mila euro come “contributo sostegno attività”. Sulla fondazione Crt, che vanta il 2,5% in Unicredit, è da sempre molto forte la presa di uomini vicini a Fabrizio Palenzona, che non solo è vicepresidente della stessa banca, ma è presidente Aiscat (dalla quale viene Cerchiai, membro del board of trustees dell’Ibl). Tra l’altro, come ha confermato ieri a La Notizia Franco Debenedetti, tra Ibl e fondazione Crt c’è un accordo per il versamento di un “matching grant”: in pratica la fondazione si sarebbe impegnata a versare fino a 500 mila euro all’Istituto a fronte di una pari cifra raccolta presso terzi dall’Ibl. Infine l’Istituto fa soldi anche con la sua società editoriale, la Ibl Libri srl, che ha chiuso il 2012 con ricavi da 144 mila euro (in aumento rispetto ai 98 mila del 2011) e utili per 38 mila. In più ha in pancia riserve, anche distribuibili al socio, per complessivi 102 mila euro.
Twitter: @SSansonetti