Che il voto della giunta sul caso Open Arms non fosse scontato, c’erano pochi dubbi. Di fatti ci si aspettava uno scarto minimo con l’ex grillino Mario Michele Giarrusso e il candidato di autonomia a fare da ago della bilancia ma le cose sono andate ben oltre ogni immaginazione. Già perché oggi è andato in frantumi il fronte del Sì alla richiesta di autorizzare il procedimento per l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini con la senatrice M5S Alessandra Riccardi che, disattendendo il suo stesso partito, ha votato No assieme a Giarrusso e alle opposizioni mentre i tre parlamentari di Italia Viva, nell’ennesimo atto di sfida ai loro stessi alleati, si sono sfilati optando per l’astensione.
Così con 13 voti contrari, quelli dei 5 senatori della Lega, dei 4 di Forza Italia, dell’esponente di Fratelli d’Italia e di quello delle Autonomie, l’istanza è stata rigettata. A dire Sì, invece, sono stati in 7: un senatore Pd, uno di LeU, 4 su 5 di M5S e l’ex grillino Gregorio De Falco. Ora la palla passa all’Aula del Senato che avrà l’ultima parola sulla questione ma il cui esito, con la Riccardi decisa a confermare il voto contrario e la posizione ambigua di Italia Viva, sembra già segnato.
LA MOSSA DI RENZI. A spiegare la posizione dei renziani è stato il capogruppo Francesco Bonifazi: “La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati. Diversamente, pare che le determinazioni assunte da quest’ultimo abbiano sempre incontrato, direttamente o indirettamente, l’avallo governativo”. Insomma per farla breve i renziani ritengono che le decisioni sulla Open Arms, da loro sempre avversate e ritenute immorali, furono prese anche dal premier Giuseppe Conte e poco importa se i magistrati che indagano hanno puntato il dito solo su Salvini.
Una scelta quantomeno curiosa dato che lo stesso partito sia sul caso Gregoretti che su quello della Diciotti si è comportato in modo opposto, dando il via libera agli accertamenti a carico del ministro. Ma c’è di più perché per Italia Viva: “Sarebbe stato opportuno che tali incertezze venissero chiarite mediante un’attività istruttoria ulteriore” che però è mancata. Parole contro cui si è scagliato il senatore di Leu, Francesco Laforgia: “No renziani. Sulla vicenda Open Arms e il voto su Salvini non manca un’istruttoria seria, come dite voi. Ma la dignità, la vostra”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la senatrice M5s Lucia Evangelista che ha tuonato: “Giochi politici da parte di Italia Viva su Open Arms, di tecnico non c’è niente”.
IL DISSENSO INTERNO AI GRILLINI. Ma se dai renziani ci si può aspettare di tutto, quel che ha sorpreso molti è stato il voto della senatrice 5S Riccardi. Dopo il voto la grillina ribelle ha spiegato di aver “votato no all’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro Salvini semplicemente perché, come nel caso della Diciotti, a mio avviso sussisteva anche in questo caso l’azione di governo nel perseguimento della politica dei flussi migratori”. Sempre secondo la parlamentare, anticipando la sua scelta a Vito Crimi, quest’ultimo le avrebbe fatto pressioni: “Mi ha detto che una spaccatura del gruppo avrebbe potuto avere ripercussioni a livello di dinamiche di maggioranza”. Tesi rispedita al mittente da Crimi: “Non ho mai minacciato Alessandra” e “non ho parlato di conseguenze personali”. Proprio per questo il capo politico ha negato che la Riccardi sarà deferita ai probiviri.