La destra non sa perdere, dopo la batosta alle comunali vuole riscriversi la legge elettorale

La destra non sa perdere, dopo la batosta alle comunali vuole riscriversi la legge elettorale per evitare altre débâcle

La destra non sa perdere, dopo la batosta alle comunali vuole riscriversi la legge elettorale

“Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…” recitava una canzone di fine anni Sessanta dei The Rokes. Ma questo adagio è sconosciuto alle destre al governo, allergiche come sono alle regole e ai controlli quando questi non tornano a loro vantaggio. Così il giorno dopo della scoppola rimediata dal centrodestra col secondo turno delle amministrative, la maggioranza progetta di cambiare le carte in tavola. In realtà a caldo, nello stesso giorno dell’esito dei ballottaggi, ad accendere la miccia è stato il presidente meloniano del Senato Ignazio La Russa. “Occorre ripensare – ha detto – a una legge elettorale per le amministrative”. Insorgono le opposizioni. “Non è che quando si perde si aboliscono le elezioni, non si scappa con il pallone in mano, a differenza di quello che ha detto” La Russa.

“Non è colpa degli elettori se la destra ha perso, è colpa loro. Noi non ci stiamo, e troviamo grave e sconveniente che la seconda carica dello Stato parli di cambiare le regole a pochi minuti dalla sconfitta, manca il senso delle istituzioni”, ha detto la segretaria Pd, Elly Schlein. “Il centrodestra e la democrazia sono ormai due rette parallele che non si incontrano mai. Ancora una volta lo dimostrano le ultime sparate di diversi suoi esponenti, da La Russa a Balboni passando per Gasparri e altri: siccome alle amministrative hanno collezionato sconfitte al secondo turno, vogliono cancellare il ballottaggio”, affermano in una nota i componenti del Movimento 5 Stelle nelle commissioni Affari Costituzionali della Camera e del Senato Enrica Alifano, Carmela Auriemma, Roberto Cataldi, Alfonso Colucci, Alessandra Maiorino e Pasqualino Penza. “Dopo la cocente sconfitta ai ballottaggi è partita la solita litania a destra: al secondo turno votano meno cittadini che al primo falsando il risultato finale.

E allora, addirittura, su proposta del Presidente del Senato pensano di cancellare il ballottaggio se il candidato al primo turno raggiunge il 40% dei voti. Ma il 40% non è maggioranza. Questa destra se ne frega di maggioranze, democrazia e regole. Noi siamo contrari a blitz e colpi di mano di una maggioranza più attenta a cambiare le regole del gioco che governare per gli italiani”, ha affermato il capogruppo dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di Palazzo Madama. La proposta del centrodestra è abrogare il ballottaggio per l’elezione dei sindaci abbassando dal 50% al 40% la soglia per evitare il secondo turno. Per altro proprio l’Aula di Palazzo Madama il 13 marzo scorso approvò un ordine del giorno che impegnava il governo a presentare una modifica alla legge sui sindaci.

Questa potrebbe essere inserita o nell’imminente riforma del Testo Unico sugli Enti Locali (Tuel), che il Viminale ha già pronto, o con un emendamento ad uno delle decine di decreti che viaggiano in Parlamento. Il timore, poi, è che la mossa anticipi nella legge elettorale per il premierato una soglia del 40% per il ballottaggio anziché del 50. A marzo scorso la Lega aveva presentato un emendamento al decreto elezioni che abbassava dal 50 al 40% la soglia per i ballottaggi; emendamento poi ritirato e trasformato in ordine del giorno. E in altre occasioni, su altrettante leggi il centrodestra sin dal marzo 2023 aveva presentato emendamenti in questa direzione, sia con Forza Italia che con la Lega.

Il partito di Salvini ritirò l’emendamento al decreto elezioni perché il governo, con la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, aveva preannunciato la presentazione di un ddl di riforma del Tuel, che avrebbe costituito il provvedimento giusto per discutere il tema in ballo. Quel ddl dovrebbe arrivare in Parlamento tra luglio e settembre ma le opposizioni temono un blitz in uno dei vari decreti al momento all’esame di Camera e Senato.