di Stefano Sansonetti
L’elenco è impressionante. Un’infinita serie di nomi condensata all’interno di un corposo documento di 379 pagine. Si tratta dell’albo docenti della Scuola superiore dell’amministrazione dell’Interno, in pratica l’ente che cura la formazione dei prefetti e del personale civile del ministero oggi guidato da Angelino Alfano. Ebbene, dalla lista spuntano fuori circa 2.500 “professori” impegnati nell’insegnamento della bellezza di 184 materie. All’interno di questo massiccio corpo docenti, naturalmente, non potevano mancare nomi eccellenti di ministri, deputati ed ex manager pubblici. Tutti nella condizione di cumulare il gettone di insegnamento ai loro già lauti stipendi. C’è per esempio il ministro delle riforme Gaetano Quagliariello, che figura come professore nel settore delle “materie giuridiche”. Lo stesso comparto nel quale insegnano il magistrato Antonio Martone, già presidente della Civit (la Commissione per la trasparenza della pubblica amministrazione), e Carlo Deodato, ex capo di gabinetto dell’allora ministro della funzione pubblica Renato Brunetta e di recente nominato dal premier Enrico Letta al vertice del Dipartimento affari giuridici di palazzo Chigi. Nelle “materie giuridiche” i tre sono in ottima compagnia, visto che complessivamente i docenti della Scuola del Viminale ricompresi in questo ambito sono 451.
Gli altri nomi
Tra gli altri docenti Vip ci sono pure Francesco Pizzetti, ex Garante della privacy da poco “trombato” nella corsa alla presidenza della fondazione Mps, e Simonetta Matone, magistrato, volto noto al pubblico televisivo di Porta a Porta. Pizzetti è accreditato di docenze in “tutela della privacy” e in “diritto costituzionale”, la Matone in “diritto minorile”. Ancora, tra i 184 professori della Scuola che si occupano di “sociologia della comunicazione” spicca l’ex presidente della Rai ed ex deputato del Pd Roberto Zaccaria. Mentre è tutt’ora deputato, nelle file dello stesso partito, un altro docente, Enrico Borghi, già presidente dell’Unione delle comunità montane, che si occupa di “riforma del sistema amministrativo”. Ovviamente fornire un quadro esaustivo delle migliaia di docenti sarebbe impossibile. Nella lista, infatti, ci sono anche magistrati, giornalisti e funzionari ministeriali di ogni tipo. La Notizia, lista alla mano, ha calcolato ben 2.911 docenze accreditate presso la Scuola del Viminale. La quale però ha fatto notare che alcuni nomi si ripetono. Come dire: alle 2.911 docenze non corrispondono 2.911 docenti. Cosa però valida soltanto per una minoranza dei professori. Al punto che risulta anche prudente stimare in 2.500 i docenti contenuti nell’elenco. Anche perché i nomi, per ogni materia, sono riportati in ordine alfabetico (e quindi non si possono ripetere).
I compensi
Sul sito della Scuola, però, non sono riportati i compensi, come invece avviene per la Scuola della Finanze e per la Scuola nazionale dell’amministrazione (vedi le precedenti inchieste de La Notizia dell’8 ottobre e del 2 agosto 2013). A tal proposito l’Istituto ha spiegato che “non dispone di un corpo di docenti stabili”. In pratica l’elenco “contiene i nominativi di tutti coloro che hanno avanzato richiesta di poter svolgere incarichi di docenza”. I compensi, a stare a quanto dice la Scuola, “vanno da un minimo di 80 a un massimo di 135 euro lordi all’ora”. In più si fa sapere che per il pagamento delle docenze 2013 sono stati stanziati circa 190 mila euro (ma nulla si dice sul passato recente). Briciole, che non fanno capire fino in fondo perché ci sia questa corsa a essere inseriti nella lista. Anche perché subito dopo l’Istituto aggiunge che quest’anno sono stati realizzati 162 moduli didattici per un totale di 5 mila ore di docenza. Applicando l’emolumento orario minimo si tratterebbe di 400 mila euro, superiori allo stanziamento di cui sopra. Anche se, dice la Scuola, alcuni docenti insegnano a titolo gratuito. Ma se è così a cosa serve accreditare 2.500 docenti, anche in materie come “benessere organizzativo”, “biblioteconomia” e “analisi previsionale della realtà sociale”?