di Antonello Di Lella
Questa volta i poliziotti non hanno intenzione di fare sconti. Se il governo non dovesse fare alcun passo indietro rispetto a quanto previsto all’interno del nuovo piano di riorganizzazione della Pubblica amministrazione gli agenti sono pronti a gesti clamorosi. Anche allo sciopero. Il nuovo disegno del governo prevede ulteriori tagli di questure e prefetture. Due le ipotesi al vaglio: in ogni caso l’uso dell’accetta sembra garantito. Una prevede lo smantellamento di 30 questure e 30 prefetture, l’altra opzione lascerebbe in piedi una questura e una prefettura per capoluogo di regione. In un comunicato congiunto i sindacati Siulp, Siap-Anfp, Silp Cgil, Consap e Federazione Uil Polizia denunciano che a saltare nel piano di riordino della Pa potrebbero essere complessivamente circa 80 questure e prefetture e altrettanti comandi provinciali dei Vigili del fuoco, dell’Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza oltre a un non meglio specificato assorbimento della Polizia penitenziaria e della Forestale in altri corpi di Polizia. Con misure così i sindacati si dicono “pronti ad ogni forma di protesta con mobilitazione generale permanente per scongiurare quella che è una vera e propria Caporetto della sicurezza del Paese”. Numeri che andrebbero a pesare ulteriormente sull’intero comparto e che si aggiungerebbero ai tagli da brivido sulla Polizia già previsti dal “piano Marangoni”. Una scure, quella sulla “Madama”, che metterebbe a rischio 14mila uomini. Le linee guide sono state fissate dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli, mentre il progetto nei dettagli è stato redatto da una squadra di prefetti. Una vera e propria tagliola.
Il nuovo colpo
A far paura della nuova rivoluzione nella pubblica amministrazione è la reintroduzione del blocco del turnover al 20% delle cessazioni. Una misura che sommata alla riorganizzazione degli uffici centrali e periferici della sicurezza non fa dormire sonni tranquilli. Da qui la decisione dei sindacati di scrivere al ministro dell’Interno Angelino Alfano e, per conoscenza, anche al capo della Polizia Alessandro Pansa. Una missiva in cui vengono ricordati anche gli impegni presi nel corso della festa della Polizia quando il ministro promise di impegnarsi per lo “sblocco del tetto salariale”. Ma intanto siamo davanti a un contratto bloccato ormai da cinque anni. “Dopo un buco di organico di oltre 40mila operatori e di fronte all’escalation dei crimini”, afferma duramente il segretario del Siap Giuseppe Tiani, “il Governo con l’approvazione del decreto legge sta per annientare ogni possibilità di difendere i cittadini e le Istituzioni dall’aggressione criminale”.
Troppe scorte
Una situazione per certi versi tragicomica quella in cui si trovano ad operare i poliziotti italiani. Con gli agenti talvolta costretti ad anticipare i soldi per la riparazione delle autovetture o per il rifornimento delle stesse. E non è tutto. Perché denunciano i sindacati “gli orari si fanno sempre più assurdi fino a raggiungere, nei casi più estremi, doppi turni di lavoro, come accade, per esempio, con le scorte ai politici e alle troppe persone che utilizzano questo sistema per mero status simbolo”. Proprio sulle scorte gli agenti sembrano pronti a dare battaglia e presto potrebbero iniziare a disdire ogni impegno sindacale che ha previsto gli orari in deroga che permettevano i doppi turni a cominciare dalle tutele ai politici. Così i poliziotti sperano di dare una scossa: “O si raddoppia il personale”, si legge nel comunicato congiunto dei sindacati, “o si rinuncia alla sicurezza”. Il segnale lanciato è forte e chiaro. E sul piede di guerra non ci sono soltanto i poliziotti. L’intero comparto non accetta in alcun modo quei punti della riforma della Pa che equiparano gli agenti della sicurezza agli altri lavoratori del pubblico impiego “solo per la parte relativa ai doveri”. Di promesse finora la politica ne ha fatte tante, anche dopo lo sciopero del novembre scorso, quando le rassicurazioni permisero di sognare la svolta. Poi disattesa. Questa volta, però, le forze dell’ordine più che promesse vocali chiedono fatti concreti per evitare il cortocircuito.
Sindacati sul piede di guerra Forze dell’Ordine mortificate
di Carmine Gazzanni
Con 261 presidi di Polizia prossimi alla soppressione, un organico ridotto di circa 14mila unità e interi comparti ridotti all’osso come quello della Polizia Postale (che passerà da 101 presidi a soli 28) o quello della Polizia Ferroviaria (da 212 a 155), la questione non poteva di certo passare inosservata.
E allora, dopo che il nostro giornale ha rivelato nel dettaglio il piano sulla razionalizzazione del comparto sicurezza del ministero dell’Interno e redatto sulla base delle linee guida fissate dal commissario Carlo Cottarelli, non potevano che esserci reazioni vive alla vicenda.
Quello che sembra è che il progetto – come dicono tutti i sindacati in coro – sia stato realizzato “in chiave meramente ragioneristica, dal quale non si rinviene un solo criterio, una sola garanzia per le tante specifiche professionalità acquisite nel tempo”.
Sulla questione, interpellato da LaNotizia, è intervenuto anche il segretario del NSP (Nuovo Sindacato di Polizia) Roberto Intotero. “È tutto frutto di una decisione politica – dice – e purtroppo anche i sindacati hanno dovuto adeguarsi a obblighi dettatici e decisi a priori dal governo”.
Tagli dettati dall’alto
Il rischio, insomma, è che dinanzi allo spaventoso taglio previsto per il corpo della Polizia e arrivato, per così dire, “dall’alto”, nulla o ben poco si possa fare. “Ora – continua Intotero – speriamo solo che sblocchino i rinnovi contrattuali”. Già, perché il rischio è che non solo si vada incontro allo spaventoso taglio di presidi, uffici e sezioni di Polizia, ma che il già pesante “status quo” dei poliziotti rimanga tale, anzi peggiori.
Bisogna infatti considerare che sono ormai quattro anni che vige il blocco delle contrattazioni per gli agenti di Polizia, secondo quanto previsto dall’articolo 9 del dl 78 del 2010 (decreto Brunetta). Un blocco che sarebbe dovuto durare tre anni. Peccato, però, che l’anno scorso si è pensato bene di prolungarlo.
Insomma, sono ben quattro anni che i contratti sono fermi, bloccati, come anche gli emolumenti e gli accessori.
Sebbene la legge preveda tutt’altro dato che si riconosce al comparto di sicurezza una propria specificità che lo distingue dagli altri ambiti della Pubblica Amministrazione. Ergo: legge vorrebbe che il trattamento riservato a tutti i rami dell’amministrazione pubblica – a cominciare dai blocchi contrattuali – non valga per il comparto sicurezza. “Speriamo che ora, con i soldi che si risparmiano dal piano, almeno si giunga ad uno sblocco degli emolumenti e degli accessori nell’ambito dei rinnovi contrattuali, già a partire dal 2015”. Sarebbe in effetti un toccasana per tutti i poliziotti.
Stando alle indiscrezioni, infatti, il piano messo a punto permetterebbe un risparmio di 600 milioni di euro per il 2014, 800 milioni di euro per il 2015 e 1.700 milioni per il 2016.
Non è detto, però, che sia poi così automatico dato che, ad oggi, il blocco è previsto fino al 2018. Staremo a vedere.
L’interrogazione M5S
Intanto sulla questione è intervenuta anche la deputata Movimento 5 Stelle Dalila Nesci che ha presentato proprio ieri un’interrogazione parlamentare per denunciare il pesante taglio dell’organico della Polizia di Stato, specie per quanto riguarda quella Postale, nonostante “l’indispensabile apporto contro il crimine informatico, che registra un crescente aumento di reati”.