«Certo che le nuove regole saranno applicabili anche ai dipendenti pubblici. Tanto è vero che, quasi all’ultimo momento, è stata cancellata la norma che ne prevedeva espressamente l’esclusione». Lo dice a proposito del Jobs Act il giuslavorista e senatore di Scelta Civica Pietro Ichino, in un colloquio con il Corriere della Sera. «Il testo unico dell’impiego pubblico stabilisce che, salve le materie delle assunzioni e delle promozioni», soggette al concorso, «per ogni altro aspetto il rapporto di impiego pubblico è soggetto alle stesse regole che si applicano nel settore privato, afferma Ichino che critica le affermazioni del ministro per la P.A. Marianna Madia, secondo la quale gli statali sono esclusi, perché entrano per concorso: «Qualche volta anche i ministri sbagliano, concorso non significa inamovibilità. E sbaglia chi voleva l’espressa esclusione dei dipendenti pubblici, come la minoranza di sinistra del Pd».
«Il contratto a tutele crescenti – aggiunge – costituisce l’unica soluzione possibile per il problema del precariato, anche nel settore pubblico. Il precariato è l’altra faccia dell’inamovibilità dei lavoratori di ruolo». Il giuslavorista riflette poi sul ministro Poletti: «Il 23 dicembre dal suo ministero è arrivata una bozza contenente un drastico ridimensionamento della portata dello stesso decreto Poletti sui contratti a termine. Se non fossimo riusciti a sventarla, quella follia avrebbe minato la credibilità di tutta la riforma. Il governo non può permettersi incoerenze con il proprio programma».