Nel web gli hacker sono come il colesterolo. C’è quello buono e c’è quello cattivo. Ci sono i criminali informatici e i buontemponi. Entrambi possono essere devastanti. L’importante è che scelgano un unico obiettivo e vi convergano in massa. Questa volta non c’erano siti da saccheggiare o da manomettere, c’era un sondaggio da rendere ridicolo. Da annullare per non farlo sembrare credibile. Una specie di Scherzi a parte da fare in rete. Vittima del popolo web questa volta è stato Il Fatto quotidiano, le cui Quirinarie sono state dominate da un candidato specchietto per le allodole, quel Giancarlo Magalli, ottimo professionista Rai ma tutt’altro che politico di professione o dell’ultim’ora. Migliaia e migliaia di voti. Pagine Facebook nate per l’occasione. Eventi online organizzati con ben oltre 20 mila partecipanti. Lo stesso Magalli ha definito il fenomeno come un voto di dissenso. Un tentativo divertente di togliere dalla corsa al Colle quelle facce che alla gente non piacciono. Anche per dare un segnale che ci vuole qualcuno fuori dalla casta dei soliti noti. Magalli si è detto lusingato che la sua faccia sia a disposizione di chi vuole usarla per esprimere la propria indignazione. Ai giornalisti del Fatto che gli hanno chiesto di ritirarsi dalla contesa ha risposto con un secco no, perché sarebbe stato come prendere in giro le migliaia di persone che hanno sostenuto questa pazza idea, pur sapendo tutte perfettamente che si tratta solo di un gesto simbolico. La vicenda fa riflettere. Il popolo del web è un’arma letale. Chi sa usarla bene può mettere a segno qualsiasi colpo.
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