Diasorin ha acquisito “un illegittimo vantaggio competitivo rispetto agli altri operatori del medesimo settore, perché ha potuto contare in modo esclusivo sul determinante apporto di mezzi, strutture, laboratori e professionalità, tecnologie e conoscenze scientifiche messe a esclusiva sua disposizione della Fondazione” che sta alla base del Policlinico San Matteo di Pavia. E’ quanto scrivono i giudici amministrativi del Tar lombardo che, con la sentenza resa nota stamattina, hanno annullato il contratto tra l’ospedale e la multinazionale farmaceutica, con l’appoggio della Regione, per la realizzazione dei test sierologici.
Secondo i giudici, l’azienda avrebbe giovato dell’uso della struttura pubblica, per l’appunto il San Marco di Pavia, e in questo modo avrebbe acquisito una posizione diseguale nei confronti della concorrenza. “Una volta creati i nuovi prodotti e conseguita la certificazione CE – scrive il Tar nella sentenza – il vantaggio competitivo di Diasorin si è consolidato quando la società è stata in grado di brevettare, produrre e immettere sul mercato prodotti innovativi realizzati grazie al determinante intervento della fondazione pubblica”.
“L’alterazione della concorrenza” si era già verificata, comunque, nel momento in cui la sperimentazione è cominciata, perché l’azienda “rispetto agli altri operatori del mercato in cui opera, ha usato risorse scientifiche e materiali proprie del soggetto pubblico”, in particolare “conoscenze, mezzi ed esperienze che non sono accessibili a chiunque, con conseguente determinazione di un illegittimo vantaggio competitivo”. Un vantaggio, secondo l’ipotesi dei giudici, che avrebbe leso, per via dell’affidamento senza gara, l’azienda concorrente della Diasorin, la TechnoGenetics che ha presentato il ricorso poi accolto dal Tar.
“Da oggi, quando parliamo del modo in cui Regione Lombardia ha speso i soldi dei cittadini durante questa emergenza, non possiamo più dire che si è trattato di errori o che non si era a conoscenza di cosa stava accadendo” ha commentato il consigliere regionale lombardo del Movimento Cinque Stelle, Massimo De Rosa, che aveva denunciato le criticità legate all’acquisto in affidamento diretto senza prima esperire una procedura competitiva e concorrenziale aperta al mercato, di 500mila test sierologici Diasorin da parte di Regione Lombardia.
Il Tar, spiega il consigliere pentastellato, “accoglie il ricorso e per l’effetto annulla la determinazione n 5/D.G./0277 del 23 marzo 2020 e l’accordo a essa connesso; condanna la Fondazione I.R.C.C.S. Policlinico San Matteo e Diasorin spa, in solido tra loro e in parti uguali, al pagamento delle spese di lite, liquidandole in euro 10.000,00 (diecimila), oltre accessori di legge; 3) dispone la trasmissione degli atti alla Procura presso la Corte dei Conti di Milano”. “E’ da due mesi – afferma De Rosa – che faccio accessi agli atti e depositiamo interrogazioni sia regionali si alla Camera per fare chiarezza sulla questione e poter offrire alla magistratura penale, contabile, all’Agcm e all’Anac un quadro completo di cosa e’ accaduto in Lombardia”.
“Venerdì scorso – aggiunge il consigliere regionale M5S – ho depositato l’ennesima interrogazione proprio per chiedere conto del possibile danno erariale, sono curioso di conoscere la risposta della Giunta, chissà se ora avranno la decenza quantomeno di ammettere i propri errori, o andranno contro la sentenza dei Tar che trasmette gli atti alla Procura presso la corte dei Conti di Milano. Questa sentenza è solo l’inizio. Devono rispondere per la loro incompetenza davanti a tutti i cittadini. Il Tar mette nero su bianco ‘La fondazione ha impegnato risorse pubbliche materiali e immateriali con modalità illegittime sottraendole alla loro destinazione indisponibile’ Tradotto? L’accordo Diasorin-San Matteo decade perché Regione Lombardia ha sprecato soldi e risorse pubbliche. Il tutto mentre i parenti dei contagiati chiedevano tamponi senza ricevere risposta e il virus continuava a diffondersi incontrollato in Lombardia. Con i tragici risultati dei quali siamo tutti a conoscenza e dei quali la nostra Regione con i suoi lavoratori, le sue imprese e i suoi negozianti, paga ancora le conseguenze. Questa Giunta è al capolinea e prima lo riconoscono meglio sarà per tutti”.
Diasorin, fa sapere, di aver accolto “con sorpresa” la sentenza dei giudici amministrativi, sottolineando che il Tar “non ha correttamente interpretato la natura dell’accordo intercorso con il San Matteo. La Società ribadisce di avere sempre operato nell’ambito della correttezza e del pieno rispetto delle regole e di aver già dato ai propri legali mandato di proporre immediatamente appello avanti il Consiglio di Stato. DiaSorin continuerà a difendere la propria immagine nel rispetto dello straordinario impegno e della dedizione di tutti coloro che ogni giorno lavorano per garantire la disponibilità di prodotti sempre innovativi a tutela della salute delle persone”.