“Il governo non ha un piano”. Parla Santillo (M5S): “L’addio al Superbonus è un danno per i cittadini”

Parla Agostino Santilo (M5S): “Il governo non ha un piano, con la fine del Superbonus abbandonati i cittadini".

“Il governo non ha un piano”. Parla Santillo (M5S): “L’addio al Superbonus è un danno per i cittadini”

Agostino Santillo, oggi deputato e vicepresidente del M5S alla Camera, è al suo secondo mandato dopo il primo da senatore. Di professione ingegnere civile ha dedicato un libro a una misura ancora oggi protagonista del dibattito pubblico: il Superbonus 110%. Parto da qui.

Onorevole Santillo, da qualche mese l’Agenzia delle Entrate ha reso operativa l’imposta voluta dal governo Meloni del 26% sulla plusvalenza sulla cessione di immobili oggetto degli interventi realizzati con il Superbonus 110% da non più di dieci anni. Cosa pensa di questa extra tassa?
“Abbiamo sempre detto che la filosofia del Superbonus era quella di rendere più efficienti e meno inquinanti gli immobili, perché oggi buona parte delle emissioni nocive in Europa arriva proprio dagli edifici. E rendere più efficienti gli immobili, come certificato anche da Enea, significa anche far risparmiare un sacco di soldi in bolletta ai cittadini. Questo è lo spirito del Superbonus, non certo la speculazione sulla vendita di immobili ristrutturati. Nessun problema, quindi, ad ammettere disincentivi fiscali per contrastare operazioni speculative. Restano però dubbi. Come si fa a determinare una plusvalenza? Plusvalenza rispetto a cosa? Ma soprattutto resta un tema gigantesco. Senza Superbonus, prima sostenuto da tutto il Centrodestra, Meloni, Salvini e Tajani in testa, poi ideologicamente e furbescamente cancellato, come si fa ad aiutare i cittadini ad efficientare le loro case e ad abbattere i costi in bolletta? Il Governo su questo non ha uno straccio di piano, progetto o vaga idea”.

Il governo Meloni si fregia di aver chiuso la stagione dei bonus edilizi che hanno scassato i conti dello Stato. Insomma il Superbonus 110% ha prodotto debito, o è stata una misura utile al Paese?
“Le rispondo con i numeri. Da fine 2020 a fine 2023, anni di massima applicazione del Superbonus, il Pil è cresciuto di oltre 13 punti, senza uguali tra i principali partner europei dell’Italia; il debito pubblico in rapporto al Pil è calato di oltre 17 punti, risultato senza pari nella recente storia italiana; le entrate fiscali, grazie alla vivacità dell’economia, sono aumentate di 140 miliardi e stanno ancora aumentando. Aggiungiamoci che la Meloni si vanta tanto dei giudizi sull’Italia delle Agenzie di rating, che non hanno peggiorato le loro pagelle, e si vanta del fatto che lo spread è sotto controllo. Ebbene, ma se davvero ci fosse questo tanto decantato buco da Superbonus, i rating dell’Italia e lo spread sarebbero stabili? Non credo proprio. Quindi quelle di Giorgetti e Meloni sono solo balle. La verità è che hanno cancellato il Superbonus perché basato sulla cessione dei crediti d’imposta: hanno subìto la pressione delle tecnocrazie europee, secondo le quali questo meccanismo potrebbe equivalere a una sorta di moneta fiscale, a cui altri Paesi peraltro volevano accodarsi. Questa sarebbe stata una minaccia per il settore finanziario mainstream. Per noi la cessione dei crediti d’imposta era ed è soltanto un meccanismo parallelo di immissione di liquidità nel sistema economico. Ma il Centrodestra lo sa bene. Prova ne sia il fatto che Alessandro Cattaneo, deputato di Fi responsabile degli Stati generali dell’economia del suo partito, in una recente intervista ha detto che Fi vuole riproporre un bonus edilizio basato appunto sulla cessione dei crediti d’imposta. Si rende conto della schizofrenia della maggioranza?”.

Venendo alle casse dello Stato e alla manovra, il governo ha fissato le priorità: tasse, giovani e figli. Non le pare una buona notizia?
“Tutte sciocchezze. La Manovra che ci aspetta è un ‘taglia-Italia’ e non potrebbe essere diversamente. Il vulnus, infatti, è rappresentato dal nuovo Patto di stabilità subalternamente accettato da Meloni e Giorgetti in Europa, che costringerà l’Italia a una correzione dei conti da 12-13 miliardi l’anno nei prossimi 7 anni. Entro il 20 settembre, data di cui nessuno parla, il Governo dovrà presentare a Bruxelles il nuovo Piano strutturale di bilancio, all’interno del quale andrà appunto declinato questo percorso austero di correzione. La Manovra non potrà che risentirne basandosi su profondi tagli alla spesa sociale, alla sanità, agli investimenti. Il Governo lo sa così bene che al momento sta magnificando la semplice conferma del taglio del cuneo fiscale, che in quanto mera conferma di norme già esistenti non aggiungerà mezzo centesimo alla busta paga degli italiani. Nel frattempo l’Ocse di dice che rispetto alla parte finale del 2019, ultimo anno pre-pandemia, i salari reali italiani sono crollati del 6,9%, collocando l’Italia all’ultimo posto nell’Eurozona e al terzultimo posto nei 38 Paesi Ocse. E sa per quale motivo? Perché nel biennio 22-23 i lavoratori italiani sono stati funestati da un’inflazione cumulata vicina al 14%, rispetto alla quale il Governo Meloni non ha mosso un dito, se non per mettere in campo l’inutile baracconata del ‘Carrello tricolore’”.

Ci avviamo verso l’Assemblea Costituente del M5S. Cosa c’è da aspettarsi da questa fase di rilancio? C’è la possibilità che norme identitarie come il limite dei due mandati siano modificate?
“Beh, in realtà proprio la regola del secondo mandato ha già subito modifiche in passato: c’è chi ha fatto un mandato in consiglio comunale ed ora è al secondo mandato in parlamento, per un totale di tre esperienze in un’assemblea elettiva. Solo che quella modifica non fu discussa da tutti, bensì da una stretta cerchia di persone. Con la costituente andiamo oltre: non è questione di secondo mandato si o no, ma di costruire nuove fondamenta per un M5S pronto alle sfide di un mondo che cambia. Ciò che eravamo quando siamo nati ci ha resi precursori dello scenario politico attuale, e ora dobbiamo confrontarci per esserlo per il futuro prossimo e per il 2050. Il ‘come’ lo decideranno i nostri iscritti, che avranno carta bianca su tutto. Doppio mandato compreso. Da questa nuova fase ‘costituente’ c’è da aspettarsi un MoVimento 5 Stelle più forte, innovativo, pronto a raccogliere le nuove sfide che attendono il Paese nei decenni futuri”.

Altro argomento di dibattito interno: le alleanze. Nella costruzione del campo largo, la presenza di Renzi corre il rischio di spaccare la vostra base?
“La nostra base è convinta che resuscitare Renzi, che da quasi un decennio confeziona una sconfitta dopo l’altra, sia un grave errore. La sua comprovata inaffidabilità è sotto gli occhi di tutti. Noi siamo d’accordo con la nostra base. Per cui non c’è alcun rischio di spaccature”.

Lei è nato in Campania e ben conosce le criticità in cui versa il Mezzogiorno. È l’autonomia differenziata a spaccare l’Italia o, come dichiarano esponenti della Lega, sarebbe colpa dell’eventuale referendum abrogativo?
“Che l’autonomia differenziata spacchi l’Italia è qualcosa di oggettivo, che molti leghisti rivendicano apertamente. E i danni, sul piano dei diritti, non riguarderanno soltanto il Sud, ma anche le regioni del nord. Il governo Meloni, infatti, sceglie di dividere il Paese nel momento in cui il quadro geopolitico richiede maggiore forza e unità in ambito internazionale. Tutto il contrario di ciò che serve al Paese. Mi consenta però di dire che per i parlamentari del sud votare per l’autonomia differenziata è un vero e proprio atto di masochismo. Non so con quale faccia riescano a farlo. Ogni tanto vengono fuori dei mal di pancia, come quelli evidentissimi interni a Forza Italia, che però vengono immediatamente repressi dall’esigenza di tutelare la propria poltrona. Come a dire: distruggo il futuro di una intera comunità, ma salvo l’agiatezza della mia poltrona. Ecco lo spirito dei componenti di questa maggioranza. Ma col referendum potremo rispondere con forza a tutto questo”.