Un’escalation che non conosce tregua. Una serie di record negativi che dimostrano come su questo punto, in particolare, la tanto decantata austerity non abbia prodotto uno straccio di risultato. Giusto qualche cifra per riflettere: da 1.512 miliardi del 2005 si è passati ai 2.134 miliardi di fine 2014; dai 2.165 miliardi di gennaio del 2015, si è arrivati ai 2.218 del maggio scorso. Ovvero il record dei record. Al centro della scena, naturalmente, c’è il devastante debito pubblico italiano. In base ai dati diffusi ieri dalla Banca d’Italia, il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato ancora in maggio di 23,4 miliardi, attestandosi sui 2.218,2 miliardi di euro e segnando un nuovo picco dopo i numeri di aprile. “L’incremento del debito è stato superiore al fabbisogno del mese (4,3 miliardi) principalmente per l’aumento di 17,8 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (a fine maggio pari a 100,9 miliardi; 92,3 a maggio del 2014)”. In sostanza, il Tesoro ha fatto cassa durante il mese di maggio ben oltre le necessità di finanziamento per coprire il disavanzo tra spese ed entrate (il fabbisogno), e ora ha parcheggiato sul proprio conto corrente di via Nazionale oltre 100 miliardi, dai quali attingere in caso di necessità. Una scelta che a distanza di poche settimane pare azzeccata, se si pensa alla (pur leggera) tensione legata alla Grecia sul mercato dei titoli di Stato. Ieri, dopo l’asta di Btp del Tesoro, una nota degli analisti di Intesa Sanpaolo spiegava che “la disponibilità sui conti del Tesoro presso la Banca d’Italia dovrebbe scendere secondo le nostre stime a 67 miliardi di euro a fine agosto da 87 miliardi di fine luglio”, per cui si prospetta una discesa nei prossimi mesi.
IL MOLOCH
Da segnalare poi altri effetti composti: “Complessivamente la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, il deprezzamento dell’euro e l’emissione di titoli sopra la pari hanno accresciuto il debito per 1,3 miliardi”, ha spiegato la nota di Bankitalia. Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 22,9 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 0,5 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a maggio a 31,0 miliardi, stabili rispetto allo stesso mese del 2014. I dati hanno subito innescato la polemica. “Nuovo record per il debito pubblico italiano. Pier Carlo Padoan, ma non doveva stabilizzarsi e diminuire? Bugie”, ha sentenzia in un tweet capogruppo di Fi alla Camera Renato Brunetta. Pronta la replica del Tesoro, sempre via social network: “i raffronti nel tempo e tra paesi sono sul debito in rapporto al Pil, non in valore assoluto”.