Epidemia e omicidio colposo, attentato alla incolumità pubblica, alla Costituzione e contro i diritti politici dei cittadini. Manca solo il sequestro di persona. Sono questi, ma anche altri, i reati ipotizzati nelle oltre 200 denunce – alcune delle quali davvero deliranti – depositate in diverse procure italiane contro il premier Giuseppe Conte e sei ministri della sua squadra (Bonafede, Di Maio, Gualtieri, Guerini, Lamorgese e Speranza) in riferimento alla gestione dell’emergenza Coronavirus.
Denunce che la Procura di Roma ha prima riunito in un unico fascicolo e poi trasmesso – come “atto dovuto” – al Tribunale dei ministri con allegata una relazione in cui, tuttavia, si anticipa che tra quelle carte non si ravvisa alcuna condotta delittuosa, e dunque vanno archiviate. Esposti, manco a dirlo, frutto – soprattutto – della campagna di discredito portata avanti in questi ultimi mesi sui social da negazionisti e opposizioni. Una campagna che rischia di trasformarsi – tanto e quanto la grottesca vicenda dei verbali del Comitato tecnico scientifico – nell’ennesima tegola, in particolare per Matteo Salvini.
Più di altri, infatti, è stato proprio il leader del Carroccio, durante e dopo il lockdown, a invitare, a più riprese, i cittadini a rivolgersi al magistratura. Lo ha fatto anche oggi, ribadendo che Conte e i suoi ministri “hanno sulla coscienza i morti in Lombardia e gli affamati nel resto d’Italia”. Ma fino a prova contraria, almeno per ora, l’unico indagato eccellente – questa volta sì per sequestro di persona – è proprio il Capitano, che ricordiamo è in attesa di giudizio per la vicenda dei migranti della Open Arms (il processo inizierà il 3 ottobre a Catania).
“Ci hanno accusato di non aver adottato misure sufficienti o di averle adottate troppo tardi” scrive Conte in lungo post su Facebook in cui ripercorre i difficili mesi dell’emergenza ricordando che “chi ha responsabilità di governo deve rimanere concentrato sugli obiettivi da raggiungere che sono, ad un tempo, la tutela della vita e della salute dei cittadini e la ripresa più rapida possibile della vita sociale ed economica”.
Il premier rivendica di aver adottato provvedimenti, anche difficili, assumendosi la responsabilità “politica” e “senza disporre di un manuale, di linee guida, di protocolli di azione”. “Abbiamo sempre agito in scienza e coscienza – ha aggiunto -, senza la pretesa di essere infallibili ma nella consapevolezza di dover sbagliare il meno possibile per preservare al meglio gli interessi della intera comunità nazionale”. Prima di tutto, chiosa Conte, per “il bene dell’Italia e degli italiani”.
La fine delle denunce appare abbastanza scontata. Sarà comunque la magistratura a decidere, anche se c’è già chi l’attacca. Come l’avvocato ed ex parlamentare azzurro Carlo Taormina, autore di tre esposti, secondo cui la richiesta di archiviazione della Procura di Roma rappresenterebbe “una interferenza vera e propria” nei confronti del Tribunale dei ministri. O come il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, secondo cui il governo “ha responsabilità gravissime” e “la magistratura avrebbe dovuto agire da tempo” e non “annunciare archiviazioni”.