Il condono di Salvini imbarazza Sala e inguaia il Pd

La Lega salva i grattacieli fantasma, ma col condono dà ragione ai pm. Monguzzi: “Gli emendamenti sono un colpo di spugna” 

Il condono di Salvini imbarazza Sala e inguaia il Pd

Gli emendamenti Salva-Milano che la Lega presenterà a breve in commissione Ambiente della Camera per sanare i grattacieli fantasma “sono un vero e proprio condono”. A dirlo (e non da oggi) è il consigliere comunale verde Carlo Monguzzi.

Per l’esponente ecologista, a dimostrare che l’operazione concertata dal ministro Matteo Salvini e il sindaco Giuseppe Sala sarebbe il più classico dei condoni – degno del miglior  Silvio Berlusconi dei tempi d’oro –  sarebbero le anticipazioni sul testo degli emendamenti rivelate ieri da “Il Sole 24”, secondo i quali si mira a “sanare gli abusi del passato, dando ragione alla Procura di Milano per il futuro”, dice Monguzzi.

Il condono salva il costruito ma cambia le regole per il futuro

Secondo quanto è trapelato, in effetti, gli emendamenti al decreto Salva-casa, prevederebbero una sanatoria tombale su tutto ciò che è stato costruito o è in via di costruzione fino a oggi (benché autorizzato con semplici Scie), mentre per il futuro prevedono che saranno autorizzate “costruzioni per volumi superiori ai 3 metri cubi per metro quadrato di area edificabile, ovvero altezze superiori ai 25 metri” solo “previa approvazione di un piano particolareggiato o lottizzazione convenzionata planivolumetrica degli edifici previsti nella stessa zona”.

Esattamente la posizione della Procura

Cioè proprio ciò che i magistrati milanesi contestano a costruttori, dirigenti comunali e consulenti nei circa 150 progetti finiti sotto il faro degli inquirenti. La differenza, dal punto di vista urbanistico, sta nei tempi per ottenere i permessi – che per un piano attuativo possono arrivare a tre anni – e nel calcolo degli oneri di urbanizzazione (per questo i costruttori avevano lanciato l’allarme sul possibile crollo degli investimenti immobiliari, dopo anni di vacche molto, molto grasse).

“Sala deve spiegare come può un box diventare una torre”

Quello previsto da Salvini “sarebbe un vero e proprio colpo di spugna”, sottolinea Monguzzi, “perché di fatto dà ragione agli inquirenti”. “Inoltre”, aggiunge l’esponente verde, “la Giunta Sala deve spiegare, al di là di codici e codicilli, com’è possibile che si sia fatta passare per ristrutturazione la trasformazione di alcuni box in torri da 85 metri!”.

Il dilemma di Sala

La formulazione degli emendamenti, inoltre, è un enorme problema anche per il sindaco Sala, che certo non si aspettava una enunciazione del genere da parte della Lega. Il primo cittadino, infatti, sperava che dal Parlamento uscisse un’interpretazione univoca delle norme, sovrapponibile a quella abbracciata per anni dagli uffici dell’urbanistica meneghina. Un modo per mettere anche al sicuro i tecnici comunali, alcuni dei quali indagati per lottizzazione abusiva e falso.

Con la formulazione prospettata, invece, traspare, implicitamente, l’errore del Comune: se si sana il costruito ma si dice che nel futuro quelle norme non saranno più utilizzabili, si sostiene, di fatto, che le interpretazioni passate erano errate. Un danno d’immagine e una spada di Damocle che permane sui dipendenti di palazzo Marino.

Il bivio per il Partito Democratico

Un nodo politico che infine pone il Partito Democratico davanti a un bivio. “Come Verdi daremo battaglia dentro e fuori dal Parlamento a questo condono, me lo ha assicurato Angelo Bonelli”, aggiunge Monguzzi, “voglio sperare che il Partito Democratico voglia fare altrettanto”. Ma non è così semplice: il Pd è il principale azionista della giunta Sala e votare contro il condono significherebbe voltare le spalle al proprio sindaco (e lasciare la lobby dei costruttori totalmente in mano alla Lega).

D’altra parte, appoggiare il Carroccio in questa cavalcata, significherebbe mettere la firma sul primo condono “della sinistra”, con un evidente danno d’immagine tra i propri elettori. Come uscirne? Per Monguzzi l’unica soluzione è politica: “Bisogna rifiutare il colpo di spugna, ammettere i propri errori e mettere mano al PGT”. “Anche perché”, conclude Monguzzi, “bisogna avere sempre ben chiare le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: ‘Non si fanno colpi di spugna su indagini aperte’”.