di Stefano Sansonetti
Proprio nel momento in cui i comuni sono con l’acqua alla gola, alla disperata ricerca di risorse, c’è la loro associazione che si riscopre come un’autentica holding d’affari. Già, perché l’Anci è ormai un gruppo a dir poco eterogeneo, con 12 società controllate e un fatturato complessivo di 33 milioni di euro. Davvero niente male. Ma cosa c’entra tutto questo con l’attività di rappresentanza dei comuni davanti alle istituzioni? La risposta è difficile, e diventa ancor più complicata se si considera che buona parte dei clienti del sistema Anci è rappresentata proprio da ministeri, authority ed enti previdenziali. Nel perimetro del business dell’Anci, guidata oggi dal primo cittadino di Pavia Alessandro Cattaneo, è ormai rientrato di tutto: comunicazione, eventi, energia, ambiente, consulenza e soprattutto tanta informatica. Senza contare il fatto che l’associazione, da qualche tempo, è diventata un vero e proprio trampolino di lancio per carriere politiche dei suoi vertici. Qualche esempio? L’ex presidente, Graziano Delrio, è diventato ministro per gli affari regionali nel governo di Enrico Letta, mentre l’ex segretario generale, Angelo Rughetti, è stato eletto alla camera dei deputati nelle file del Pd.
Il reticolo
Documenti alla mano, La Notizia è in grado di ricostruire quello che ormai è diventato un intricato intreccio societario, fatto di soldi e spese a non finire. Esattamente come quello che contraddistinge altri grossi sistemi di rappresentanza come Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, di cui questo giornale si è più volte occupuato. Tornando all’Anci, diciamo subito che la gallina dalle uova d’oro è Ancitel, che si occupa di informatica e di innovazione. Nel 2012 ha messo a segno un fatturato di 20,4 milioni di euro, mentre nei due anni precedenti si era attestata sui 22 milioni. Risultati conseguiti anche grazie ai numerosi clienti istituzionali del sistema Anci. Tra questi spiccano i ministeri dell’ambiente, dell’interno, dello sviluppo e del lavoro, palazzo Chigi, Inps, Inail, la Camera dei deputati e l’Autorità per l’energia elettrica e il gas. L’Ancitel, per inciso, è presieduta dall’ex parlamentare Pdl Osvaldo Napoli, bocciato alle recenti elezioni politiche. Poi c’è Anci Comunicazione ed eventi, società costituita nel marzo del 2008 proprio per promuovere eventi in settori d’interesse dell’associazione. L’ultimo fatturato disponibile è di 4,6 milioni. Nel giugno del 2007, invece, è stata costituita Ancitel Energia e Ambiente, controllata al 100% dall’Ancitel, una società di consulenza che dovrebbe occuparsi di realizzare progetti per i comuni sui temi dello sviluppo sostenibile. In questo caso il fatturato è nell’ordine di 1,8 milioni di euro. Ancora, nel 2009 è nata Ancitel.it, nel cui oggetto sociale c’è il miglioramento del patrimonio delle infrastrutture informatiche degli enti locali (300 mila euro di fatturato). In Toscana, controllata dall’Anci regionale, abbiamo invece l’Anci Innovazione, che ha più o meno lo stesso oggetto sociale e che porta in dote un volume d’affari di 1,5 milioni di euro. In tempi recentissimi, invece, sono nate Ancidata e Anci Riscossioni. La prima, costituita il 17 luglio del 2012, è l’ennesima società informatica controllata al 51% dall’Ancitel e al 49% dalla società Data Management. La seconda, invece, è stata costituita nello stesso periodo con l’obiettivo di sostituire Equitalia nella riscossione dei tributi locali. Progetto che comportava l’individuazione di un partner operativo, da scegliere dopo apposita gara, ma che per adesso si è rivelata un catastrofico fallimento, già raccontato da La Notizia (vedi il numero del 10 maggio scorso). Al punto che proprio in tempi recenti si è concessa una proroga di altri sei mesi alla stessa Equitalia. Accanto a tutto questo, infine, bisogna aggiungere altre quattro società regionali: Ancitel Lombardia, Ancitel Abruzzo-Molise, Ancitel Campania e Ancitel Sardegna, con ulteriori fatturati messi in cascina, tra cui quello di 4,3 milioni di euro ascrivibile alla Lombardia. Insomma, numeri importanti, ai quali si affiancano risultati di esercizio che non producono utili significativi, ma nemmeno perdite. Dettaglio rarissimo in tempi di crisi.