“Il primo dato a balzare agli occhi è che il Movimento Cinque Stelle, prima forza in Parlamento, sia oggetto di ‘una costante, reiterata e sistematica sotto-rappresentazione’ nell’informazione della Rai”. Il vice presidente M5S della commissione di Vigilanza, Primo Di Nicola, ha appena finito di leggere le 36 pagine della delibera con la quale l’Agcom ha multato per 1,5 milioni Viale Mazzini per violazione della par condicio.
Indubbiamente i numeri parlano chiaro…
“Il 19,99% del totale di tempo di parola ai Cinque Stelle – che detengono rispettivamente il 32,8% e il 31,1% della rappresentanza parlamentare alla Camera e al Senato – contro il 20,48% della Lega e il 23,15% del Pd. Lo squilibrio mi pare evidente”.
Sembrerebbe che gli unici ad aver preso sul serio lo slogan “fuori i partiti dalla Rai” e a farne pure le spese siate proprio voi che quello slogan lo avete coniato, non crede?
“In effetti i dati dell’Agcom fanno riflettere soprattutto in relazione alla battaglia che stiamo portando avanti contro la lottizzazione partitica della Rai. Confermando che il Movimento non briga per avere spazi nel servizo pubblico né partecipa all’odiosa lottizzazione che i partiti hanno, da sempre, praticato ai danni di Viale Mazzini come se fosse una depandance delle rispettive segreterie”.
I risultati, però, sono quelli indicati dall’Agcom. Come vi regolerete?
“Continuando a chiedere nient’altro che il rispetto delle regole. Ma è ormai evidente che la Rai fotografata dall’Agcom imponga di accelerare sulla riforma della governance per consentire, una volta per tutte, all’azienda di adempiere alla sua mission di servizio pubblico in piena autonomia e al riparo da ogni forma di condizionamento politico”.
Intanto da giorni si leggono retroscena su veti e controveti per le nomine dei nuovi direttori dei Tg Rai, in particolare su quella dell’ex dg Mario Orfeo alla guida del Tg3.
“Nomina puntualmente stoppata, come avete visto, in quanto figlia della vecchia lottizzazione partitocratica. Lo dico da sempre: l’ad Salini ha il diritto-dovere di nominare, non solo ai vertici dei telegiornali, le migliori espressioni professionali di cui dispone in azienda. Non servono direttori fedeli esecutori e compilatori di scalette pensate nelle segreterie dei partiti. La Rai deve adempiere correttamente alla sua mission rispettando tutti quei canoni – dalla correttezza alla completezza al pluralismo dell’informazione – indicati nel contratto di servizio pubblico. Su questo non sono più ammessi ritardi né si possono fare sconti a nessuno”.
Poi c’è la questione delle Autorità indipendenti, come la stessa Agcom. Non c’è un problema di credibilità se la politica continua a nominare al loro interno ex parlamentari e uomini di partito?
“Un problema sul tappeto da anni. I partiti hanno sempre cercato di infarcire questi organismi con uomini di provata fedeltà, spesso addirittura dei parlamentari. è con questi criteri che Berlusconi, con la complicità dei suoi sedicenti oppositori, è riuscito in passato a disegnare l’Agcom a sua immagine e somiglianza. è un pericolo che rischiamo di correre anche con le prossime nomine se non cambiamo registro. è arrivato il momento per i politici impegnarsi davanti ai cittadini a indicare professionalità di altissimo profilo, caratterizzate da quell’autonomia e indipendenza che costituiscono dei prerequisiti per la credibilità delle stesse Authority. Basta ai fedelissimi e, soprattutto, alle porte girevoli che hanno permesso finora a deputati e senatori di questo o quel partito di passare direttamente dalle aule parlamentari ai vertici delle autorità di garanzia”.