Quanto più piccolo è il dettaglio inserito in un comma, tanto più fragoroso è lo scontro tra lobby. In Italia praticamente nessuno se ne è accorto, ma all’interno del mondo dell’agricoltura è in atto uno scontro che più aspro non si può. In campo c’è innanzitutto la Coldiretti, oggi la più potente associazione di agricoltori, considerata molto vicina all’ex premier Matteo Renzi e al “giglio magico”. In molti, tanto per dirne una, oggi rammentano che Pier Luigi Boschi, padre dell’attuale sottosegretaria Maria Elena, è stato in passato dirigente proprio della Coldiretti in Valdarno. In tempi più recenti l’organizzazione, presieduta da Roberto Moncalvo, ha aiutato il Pd a raccogliere le firme per il sì al referendum costituzionale, poi miseramente fallito. A opporsi alla Coldiretti ci sono le altre due principali sigle di settore, ossia Cia e Confagricoltura.
La partita – Oggetto del contendere sono i consorzi agrari, eredi di quella fallimentare stagione dominata da Federconsorzi, poi tramutatasi in uno dei crac più dolorosi della storia della Repubblica. Oggi il settore, soprattutto tramite la holding Cai (Consorzi agrari d’Italia), è di fatto diventato un feudo della Coldiretti. Il “diavolo”, a sentire Confagricoltura e Cia, è contenuto in un piccolo comma dell’articolo 2 del decreto legge Mezzogiorno, in queste ore all’esame del Senato. Qui viene stabilito che le attività dei consorzi agrari possono essere svolte “anche mediante la partecipazione a società di capitali in cui i consorzi dispongano della maggioranza dei voti esercitabili nell’assemblea ordinaria”. In più “le attività esercitate dalle predette società partecipate a favore dei soci dei consorzi agrari che ne detengono la partecipazione hanno natura mutualistica a ogni effetto di legge”. Ebbene, Cia e Confagricoltura, in compagnia di tutte le rappresentanze delle coop, ritengono inaccettabile che a società di capitali (quindi con scopo di lucro) partecipate da consorzi possa essere riconosciuto il privilegio tipico delle cooperative, ovvero quella mutualità che comporta in primis vantaggi fiscali.
Il nocciolo – E vedono in questa norma un regalo che Governo e buona parte del Parlamento vogliono fare all’“amica” Coldiretti, che già nella manovrina correttiva dei conti aveva provato a farsi riconoscere 40 milioni di euro per aiutare i bilanci sofferenti dei consorzi agrari. Insomma, adesso si cercherebbe di ottenere lo stesso risultato sfruttando un’altra via. Coldiretti, dal canto suo, replica dicendo che questo schema è solo un modo per tutelare le produzioni italiane. Comunque la si veda è una brutta gatta da pelare per il Governo e il ministro competente, Maurizio Martina. Di sicuro le truppe lobbistiche sono schierate. Coldiretti, dal canto suo, può sfruttare anche Campagna Amica, fondazione nata qualche anno fa con un Comitato scientifico affidato alle cure dell’ex ministro dell’agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio.
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