La scadenza è sempre più vicina. Il prossimo 20 e 21 giugno il Consiglio Ue dovrà fornire i propri nomi per la prossima Commissione europea che poi passeranno al vaglio (e all’approvazione quasi scontata) del Parlamento europeo. Il rebus però, visti soprattutto il risultato elettorale e la frastagliata geografia politica che ne è nata, non è facile da risolvere. Le strategie però sono già partite da tempo. In quest’ottica va letto il summit quasi “carbonaro” previsto venerdì tra sei leader europei: al tavolo siederanno lo spagnolo Pedro Sanchez e il portoghese Antonio Costa per i socialisti (S&D), l’olandese Mark Rutte e il belga Charles Michel per i liberali (Alde), il croato Andrej Plenkovic ed il lettone Krisjanis Karins.
È facile immaginare come le tre grandi famiglie europeiste giungano a un accordo in opposizione ai critici dell’Ue (Italia in testa) che, non a caso, non è stata invitata al simposio. Nel frattempo anche il presidente del Consiglio uscente, Donald Tusk, si sta muovendo e, se ieri ha incontrato Antonio Tajani, nei prossimi giorni vedrà lo stesso Sanchez. La sponda è sempre la stessa: da una parte i popolari, dall’altra i socialisti. Con l’obiettivo di trovare un accordo, tra le varie nomine in campo (non c’è solo la Commissione, ma anche le presidenze di Bce, Consiglio e Parlamento). L’unica certezza è che i nomi dei candidati dei grandi partiti (Timmermans, Weber e Verstager) dovrebbero a questo punto saltare, in funzione di un nome di maggiore mediazione.
La scelta potrebbe ricadere o su Michel Barnier (su cui tanto preme Emmanuel Macron) o sulla bulgara Kristalina Georgieva, direttore esecutivo e presidente ad interim della Banca Mondiale. In questo quadro anche l’Italia, però, si sta muovendo. E i Cinque stelle, come ha riferito ieri l’AdnKronos, avrebbero fatto sapere alla Lega che appoggerebbero il nome di Giancarlo Giorgetti quale rappresentante italiano in Commissione. Per quanto riguarda la scelta della casella nel risiko delle nomine Ue, Luigi Di Maio non ha mai fatto mistero delle sue preferenze e ha più volte dichiarato che all’Italia serve il “commissario all’Industria e alle Imprese” oppure il commissario “alla Concorrenza” o quello “al Commercio”. “Non mi fossilizzo su un commissario”, ha ripetuto nei giorni scorsi il titolare del Mise, spiegando che “bisogna giocare in difesa per proteggere le imprese dalla burocrazia europea e in attacco per governare la politica industriale europea”.