La Procura di Roma, come annunciato nei giorni scorsi, ha chiesto l’archiviazione dell’ultima inchiesta che era stata aperta per fare luce, a venticinque anni di distanza dai fatti, sull’omicidio della giornalista del Tg3 Ilaria Alpi e del suo operatore, Miran Hrovatin, avvenuto il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Le indagini erano state riaperte lo scorso anno quando il gip Andrea Fanelli, accogliendo un’istanza dei legali della famiglia Alpi, aveva disposto ulteriori accertamenti sulla trascrizione di un’intercettazione telefonica tra due cittadini somali, nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Firenze, in cui si faceva chiaro riferimento all’omicidio Alpi-Hrovatin (“è stata uccisa dagli italiani”).
Per la pm Elisabetta Ceniccola, che insieme al procuratore capo Giuseppe Pignatone ha firmato la richiesta di archiviazione (ECCO IL DOCUMENTO), si sono “rivelati privi di consistenza gli elementi pervenuti che apparivano idonei, se non all’identificazione degli autori materiali ovvero dei mandanti dell’omicidio, almeno ad avvalorare la tesi più accreditata del movente che ha portato al gesto efferato o ad esplorare l’ipotesi del depistaggio”.
La Procura afferma, inoltre, che “mai è emerso il sospetto che ‘italiani’ avessero eseguito materialmente l’omicidio” così come l’assenza di nostri militari nella zona di Mogadiscio dove avvenne l’agguato costituisce “un dato incontrovertibilmente pacifico e già accertato in tutti i suoi particolari dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta, che provvide ad ascoltare gli ufficiali che ne erano al comando”.
“La tesi della responsabilità ‘degli italiani’ nel duplice omicidio – scrive ancora il sostituto Ceniccola – fu più volte prospettata e indagata nel corso degli anni ed è sempre risultata priva di concretezza, come anche la responsabilità di Giancarlo Marocchino, il quale, addirittura, ha ottenuto un risarcimento per i danni subiti dalla diffusione di notizie diffamatorie. Fermo restando – aggiunge la procura – che l’ipotesi della responsabilità ‘italiana’ va circoscritta al mandato a commettere l’omicidio poiché non è mai emerso alcun dubbio sulla esecuzione materiale da parte di un commando di cittadini somali”.
Fnsi, Ordine dei giornalisti ed Usigrai, che si erano costituiti parte civile, hanno annunciato che impugneranno la richiesta di archiviazione. “Non possiamo certo accettare la ‘buona approssimazione’ – ha commentato l’avvocato Giulio Vasaturo -, per riprendere la singolare espressione dello stesso pubblico ministero, con cui l’accertato occultamento, per ben cinque anni, di fondamentali atti di indagine presso un archivio giudiziario è stato ridotto ad una mera ‘svista’ e ad una banale ‘fatalità'”.
“E’ inaccettabile – ha concluso il legale di Fnsi, Ordine dei giornalisti ed Usigrai – che i servizi segreti si rifiutino di indicare, a venticinque anni dall’omicidio di Ilaria e Miran, le generalità di una fonte che per il giudice, oltre che per noi, può rivelarsi determinante per risalire alla verità. E’ sconcertante il rilievo secondo il quale tale fonte va nascosta all’autorità giudiziaria perché è stato impossibile per l’Aisi acquisirne il consenso, ai fini della collaborazione con la giustizia italiana. Cotanta premura, assolutamente irrituale nel nostro ordinamento, è l’ennesima anomalia di un’inchiesta che sembra amplificare e non certo illuminare i suoi punti oscuri”.