Il governatore Luca Zaia è furente perché non ha idea di dove siano i sei miliardi spesi per il Mose. Forse è andato in Regione quanto Matteo Salvini al Viminale per non sapere che una parte di quei soldi è stata sprecata e l’altra direttamente rubata. Di tutto questo ovviamente non è solo colpa della Lega e del Centrodestra che da decenni governano con grande apprezzamento popolare il Veneto.
Il Mose, l’avveniristico sistema per non fare affondare Venezia, è stato spinto dalla politica di tutti i colori, dal Pd a Forza Italia e al Carroccio, così come secondo le indagini si arrivò a usare proprio i colori per distinguere una dall’altra le numerosissime tangenti versate per l’opera. Su quei fatti, il doge degli anni d’oro di Berlusconi premier, Giancarlo Galan, è stato condannato per corruzione e di tanto in tanto nelle cronache leggiamo di qualche milione che salta fuori all’estero o nelle proprietà accaparrate a quei tempi.
Senza mettere oltre il dito nella piaga, o immaginare di cosa avrebbe straparlato la propaganda leghista se il sindaco di Venezia fosse stato Virginia Raggi, la città sommersa come mai nella sua storia ci riporta al valore della legalità e del rispetto del denaro pubblico. Ieri su questo giornale segnalavamo che solo in Lombardia la Lega conta 52 esponenti con guai giudiziari, e non teniamo più il conto su quelli di Forza Italia.
Nonostante sia chiaro che i soldi fatti sparire dalla corruzione sono sottratti alle opere, e quindi a tutti noi, la questione morale è un tema che interessa poco gli elettori del Centrodestra, che paradossalmente a ogni scandalo aumentano. Anzi, solo a porre il tema, lo zoccolo duro della Lega prima nega l’evidenza e poi fa spallucce perché nulla è più importante di mandare a casa i Cinque Stelle e le sinistre, gente che ha in testa solo “tasse, manette e sbarchi”, come ripete incessantemente la retorica salviniana.
Campagna elettorale a parte, quello che fa la differenza tra fare sul serio i nostri interessi e lasciarsi invece trascinare in una fideistica tifoseria politica sta nel pretendere rispetto per la cosa pubblica, cioè anche del nostro denaro, sottraendolo a chi ha rubato ieri, oggi e non si capisce perché non dovrebbe continuare a fare lo stesso anche domani.