Dall’aborto al salva-Brunetta: nell’ultimo decreto Pnrr la destra ha infilato di tutto

Via libera della Camera al decreto Frankestein: ci sono pure i fondi per gli staff di Lollobrigida e Schillaci.

Dall’aborto al salva-Brunetta: nell’ultimo decreto Pnrr la destra ha infilato di tutto

Era il maggio dello scorso anno quanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai presidenti delle Camere, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa, aveva chiesto esplicitamente di limitare la decretazione d’urgenza e di non inserire nei decreti materie estranee al cuore dei provvedimenti, al punto da stravolgerli. Una moral suasion che giovedì il governo ancora una volta ha completamente ignorato con l’approvazione alla Camera con 140 voti a favore, 91 contrari e 3 astenuti – il testo ora passa al Senato – del decreto Pnrr quater.

Dentro il decreto l’esecutivo ci ha infilato la qualunque. Dalle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, ovvero la contestata, da opposizioni e sindacati, misura sulla patente a punti all’emendamento che assicura lo stipendio da presidente del Cnel a Renato Brunetta, che da pensionato non ne avrebbe diritto. Dai fondi per i centri di accoglienza in Albania alle nuove disposizioni su PagoPa. Fino alla presenza nei consultori delle associazioni pro-life antiabortiste.

L’affondo del M5S sul decreto Pnrr

“Il governo Meloni usa il Pnrr per complicare il diritto delle donne all’interruzione volontaria della gravidanza, per regalare 240 milioni annui a Brunetta, per eliminare le tutele occupazionali che i governi Conte avevano previsto per giovani, donne e persone con disabilità. Il Pnrr aveva un’ambizione: colmare i divari generazionali, territoriali, di genere. Questo governo va nella direzione totalmente opposta con l’obiettivo di pensare solo ai suoi porci comodi”, è stato il pesante atto d’accusa pronunciato da Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5S alla Camera, sul decreto in questione.

Il provvedimento nasceva dall’esigenza del ministro Raffaele Fitto di accentrare i suoi poteri sulla messa terra del Pnrr e di adeguare il Piano alle novità approvate a dicembre scorso dall’Ecofin, che ha aumentato la dotazione finanziaria per l’Italia. Con lo stesso decreto, il Pnrr di fatto viene rimodulato dal governo con l’uscita di interventi già finanziati.

Definanziati i progetti del Pnrr per gli ospedali

Ha sollevato un vespaio di polemiche e ha provocato l’ira delle Regioni che hanno minacciato di ricorrere persino alla Consulta la decisione di definanziare per 1,2 miliardi il progetto per la messa in sicurezza sismica degli ospedali e di trasferire la copertura su un vecchio fondo per l’edilizia ospedaliera (conosciuto come articolo 20 di una legge del 1988). Per la sanità gli emendamenti approvati puntano ad assunzioni più facili con contratti flessibili, da quelli a tempo determinato ai co.co.co., con una corsia più semplice per assumere gli specializzandi dal secondo anno in poi senza i paletti del passato.

Il decreto è l’occasione dunque per favorire gli amici. Ecco allora che spuntano i fondi per ingrossare gli staff del ministro e cognato d’Italia Francesco Lollobrigida, titolare del dicastero dell’Agricoltura, e del collega alla Salute, Orazio Schillaci. Per entrambi prevista una dotazione di 300mila euro ciascuno circa.

Norme estranee al decreto Pnrr

Che ci azzeccano poi col decreto Pnrr le disposizioni su PagoPa non è dato sapere. L’esecutivo ha stabilito che Poste, nel caso di ingresso in PagoPa, non potrà stipulare patti che abbiano per effetto l’esercizio di un’influenza dominante sul governo della società. Resta fermo inoltre quanto previsto dalla legge sulla tutela della concorrenza, si chiarisce, in base a cui le operazioni di modifica della concentrazione soggiacciono alla disciplina in materia di concentrazioni e devono essere sottoposti al controllo preventivo dell’Antitrust.

Per recuperare i ritardi sul Piano Italia a 1 Giga, Open Fiber potrà sostituire una serie di numeri civici risultati inesistenti con quelli “posti in prossimità”. Novità per le guide turistiche: viene eliminato l’obbligo di copertura assicurativa e per l’esame di abilitazione basterà il diploma e la conoscenza di almeno una lingua straniera.

Nel dl le norme contro le morti bianche

Il decreto Pnrr introduce poi la patente a punti per i cantieri, la soluzione pensata dal governo dopo la tragedia dell’Esselunga a Firenze. Ma le modifiche, che vedono la luce dopo un’altra tragedia, quella alla centrale di Suviana, vengono bocciate da opposizioni e sindacati: questa – avvertono – non è la soluzione per rafforzare la sicurezza sul lavoro. Innanzitutto si prevede che per dimostrare il possesso dei requisiti per il rilascio della patente basti l’autocertificazione: l’eventuale dichiarazione non veritiera, che comporta la revoca della patente, sarà verificata con controlli ex post.

La dotazione iniziale della patente resta di 30 crediti e bisogna averne almeno 15 per poter operare nei cantieri. Ma se i lavori eseguiti superano il 30% del valore del contratto si potranno comunque completare l’appalto o subappalto in corso anche con meno di 15 punti. Arriva anche la possibilità di crediti aggiuntivi rispetto al punteggio iniziale: sarà un decreto del Ministero del lavoro, sentito l’Ispettorato nazionale del lavoro, ad individuare i criteri di attribuzione dei punti in più, così come le modalità di recupero dei crediti decurtati.

Si rimanda ad un successivo decreto ministeriale anche per l’individuazione di altri ambiti di attività, oltre l’edilizia, cui la patente potrà essere estesa. Viene infine modificata la tabella con le decurtazioni per le diverse violazioni che, in alcuni casi, vengono ridotte rispetto a quelle previste nella prima formulazione del testo. A stravolgere ancora di più il cuore del provvedimento sul Pnrr è la previsione da parte del governo nei consultori delle associazioni pro-life antiabortiste.

Anche l’aborto entra nel dl Pnrr

Dopo aver bocciato l’ordine del giorno del M5S, le destre hanno cassato quello del Pd che chiedeva che la presenza di tali associazioni non mettesse in discussione il diritto all’aborto. Sull’ordine del giorno si sono astenuti 15 leghisti, compreso il capogruppo alla Camera. “Sui temi etici abbiamo lasciato libertà di coscienza e quindi c’è stato chi ha seguito le indicazioni del governo e chi si è astenuto”, ha detto il Riccardo Molinari. “Non si tratta di un segnale al governo, sono temi su cui ognuno è libero”, ha detto il vicesegretario leghista, Andrea Crippa.