“Dai deputati di Lega e Fdi un’aggressione squadrista, infangano il Parlamento”: parla Furfaro (Pd)

Dopo l'aggressione in Parlamento parla il deputato del Pd Furfaro: "Ci fanno diventare lo zimbello del mondo".

“Dai deputati di Lega e Fdi un’aggressione squadrista, infangano il Parlamento”: parla Furfaro (Pd)

Marco Furfaro, deputato Pd e membro della segreteria nazionale del Partito Democratico con la delega di responsabile delle iniziative politiche, contrasto alle diseguaglianze e welfare, giusta l’indignazione contro gli ammiccamenti di Vannacci al fascismo. Ma secondo lei il servizio pubblico non dovrebbe ospitare un europarlamentare democraticamente eletto, o non dovrebbe raccontare – per quanto buie – alcune pagine della storia del nostro Paese? Ci spieghi bene.
“Il servizio pubblico ospita chi vuole, quello che non si può fare è riscrivere la storia del nostro Paese inneggiando a criminali di guerra come i fascisti della X Mas. Per rispetto dei nostri morti, innanzitutto. Vengo da una terra, la Toscana, dove sono state compiute terribili stragi dai nazisti con la complicità della X Mas. Hanno compiuto malvagità inenarrabili: si lanciavano i neonati per divertirsi, usandoli come un tiro a segno. Fino a che avrò fiato, mi ribellerò ai fascisti che in tv elogiano questi traditori della Patria”.

Le percentuali delle destre continuano a crescere. Crede che ci siano voti di simpatizzanti neofascisti in un consenso che appare a due anni dalle politiche ancora solido? Cosa chiedono questi elettori?
“La destra ha perso 1,2 milioni di voti alle ultime elezioni rispetto alle politiche, di cui la metà il partito di Meloni. L’astensionismo trucca le percentuali, ma i dati non possono essere smentiti. Il Pd cresce di 300mila voti. Le persone si stanno stancando di una destra che impoverisce il Paese e parla di farina di insetti e rave. Ma non basta. Ci sono milioni di elettori che votano a destra o che non votano cui dobbiamo dimostrare che la destra favorisce solo i potenti e che noi abbiamo un progetto credibile”.

Perché il Pd dovrebbe sostenere un referendum contro il Jobs Act, quando è il partito che ha voluto e realizzato quella legge?
“Il Jobs Act in quanto tale non esiste più, lo hanno già smontato tante sentenze della Corte Costituzionale. Oggi più di metà del Paese non va a votare perché pensa che la propria vita sia destinata a una precarietà ineluttabile. E tutte le iniziative volte a combattere quella precarietà, anche lavorativa, troveranno il nostro interesse”.
Il Jobs Act è già molto cambiato. Non vale la pena avanzare proposte di riforma del mercato del lavoro che puntino ad aumentare la produttività, vera malattia del mondo produttivo italiano? Oggi il tema non è la libertà di licenziamento, ma anche i lavoratori che non si trovano…
“Oggi il tema è cambiare modello. Solo una destra anacronistica, con la complicità di sedicenti riformisti che di riformista non hanno niente, possono pensare di far competere l’Italia nel mondo – al tempo dell’intelligenza artificiale, della digitalizzazione, dell’economia circolare – su un mercato del lavoro basato sul ribasso del costo del lavoro, cioè su precarietà e sfruttamento. Serve una nuova visione imprenditoriale e produttiva che ingaggi le sfide della transizione ecologica e che faccia competere il Paese su innovazione, qualità del prodotto, personale qualificato”.

Lei era in Aula durante l’aggressione a Donno? Ci vuole raccontare se e cosa ha visto ma, soprattutto, cosa pensa dell’accaduto?
“Ho visto deputati di Lega e Fdi aggredire con veemenza, cattiveria, ferocia squadrista Donno. Non lo avrei mai ritenuto possibile. Hanno infangato il Parlamento, il luogo dove si decidono le sorti degli italiani, dando un pessimo esempio a chi pensa che la politica sia cambiare il mondo e non un ring di pugilato. A causa loro siamo diventati zimbello del mondo, ancora una volta”.

Sull’alleanza con M5s, il Pd ha visione radicalmente diversa sull’appoggio alla resistenza ucraina. Come potrebbero governare insieme due forze che hanno visioni tanto distanti sulla politica estera?
“Condividiamo l’idea di un’Europa politica, che non sia solo un gigante commerciale, ma anche politico e che riprenda iniziative diplomatiche consistenti. Rispetto a loro, rivendichiamo il diritto del popolo ucraino alla resistenza. Ma con il M5S abbiamo differenze su come si arriva alla pace, non sull’idea di arrivarci. Nel centrodestra, le differenze sono molto più marcate, ricordo che la Lega ha ancora un patto con Russia Unita, il partito di Putin”.

Questa settimana il Parlamento approverà una sua legge per dare il medico di base ai senza dimora, un segnale di bella politica?
“Ne sono molto orgoglioso. Per me e per il mio partito, che conquista diritti per chi non ne ha e allarga le maglie della sanità pubblica E per il Parlamento intero che segnerà finalmente una pagina di politica che mette al centro le persone a prescindere dagli schieramenti”.