È sicuramente anche per questo inspiegabile buco che l’Italia ha pagato un prezzo altissimo, anche in termini di vite umane, nell’emergenza sanitaria Covid-19: per 10 anni l’Italia non ha mai aggiornato il suo Piano Pandemico nazionale. Ora, grazie ad un ordine del giorno presentato dalla deputata Stefania Mammì ed approvato venerdì scorso, tale lacuna potrebbe essere colmata. L’atto della parlamentare chiede, infatti,, di valutare l’opportunità, nei tempi più stretti possibile, la revisione del precedente Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale, sostituendolo con un nuovo Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia da Sars Cov-2 (Covid-19) e nuove Linee Guida per la stesura dei Piani Pandemici regionali, “al fine di consentire una risposta adeguata e più efficace rispetto all’attuale situazione pandemica e agli eventuali futuri picchi di epidemia”.
Bisogna sapere, infatti, che nel 2003 proprio per contrastare l’insorgere di una pandemia influenzale, l’OMS avevo raccomandato a tutti i Paesi di sviluppare un Piano pandemico e di aggiornarlo costantemente seguendo le linee guida concordate. A tal fine l’Italia nel 2006 ha predisposto il “Piano nazionale di preparazione e risposta per una pandemia influenzale”; la stessa OMS ha disposto che il Piano di azione e le linee guida nazionali per la conduzione delle ulteriori azioni fossero, come detto, periodicamente aggiornate ed integrate, tuttavia, l’ultimo aggiornamento al Piano nazionale e, conseguentemente alle linee guida regionali, risale al 2010. Dopodiché il buio: nessuno si è più interessato a questo clamoroso buco lungo 10 anni.
“In ragione della nuova pandemia da SARS-CoV-2 e dell’alta probabilità del verificarsi di un secondo picco di pandemia nei mesi autunnali – spiega la Mammì – diventa necessaria l’elaborazione di un nuovo Piano nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia sulla base delle caratteristiche del Covid-19, in particolare al fine di individuare le azioni e gli interventi da intraprendere per una più efficace risposta in termini di prevenzione e controllo dell’infezione; elaborare dei nuovi piani di emergenza per mantenere i servizi sanitari e garantire altri servizi essenziali; definire la gestione dei casi sospetti e positivi nelle strutture sanitarie, inclusi i servizi di pronto soccorso; prevenire il contagio degli operatori sanitari, garantendo in primo luogo la dotazione di idonei DPI, assicurare un’ adeguata formazione del personale (sanitario e non) coinvolto nella risposta alla nuova pandemia; disporre un coordinamento con le amministrazioni regionali per effettuare tamponi ed esami ematici (se necessari) agli operatori sanitari coinvolti nella gestione diretta di casi sospetti o confermati di Covid-19”.