Da una parte Jole Santelli che preferisce al momento non pronunciarsi, dall’altra i Cinque stelle che non hanno alcuna intenzione di mollare la presa sul giallo del monitoraggio dei contagi da coronavirus. E a quanto pare dello stesso avviso è anche il ministero della Salute che ha già inviato ispettori per capire cosa ci sia dietro il mistero dei tamponi messi in frigorifero e non analizzati. Anche perché ora emerge un altro dettaglio non di poco conto: secondo documenti ufficiali del Dipartimento della Salute pubblica della Regione Calabria, consultati da La Notizia, sarebbero ben 1.500 i tamponi in attesa ancora di essere analizzati.
L’ESPOSTO E LE FAKE NEWS. Per capire cosa sta accadendo in Calabria bisogna fare un passo indietro. Tutto nasce, come ricostruito pochi giorni fa anche dal nostro giornale, da una denuncia del deputato pentastellato Francesco Sapia che deposita un esposto in Procura e uno alla Corte dei conti dopo aver ricevuto un audio di un operatore del Pronto soccorso. In quell’audio si racconta che i tamponi raccolti in Calabria vengono depositati in frigoriferi per via della mancanza o di reagenti o di laboratori per analizzarli. Il timore di Sapia – e non solo di Sapia – è che ovviamente i dati sui contagi in Regione siano per questo motivo falsati. In quelle stesse ore, però, una nota ufficiale di Palazzo Campanella parla di “fake news”. Tutto regolare, dunque, come precisato anche dal commissario dell’Asp di Cosenza Giuseppe Zuccatelli il quale però riconosce come nel laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale Annunziata di Cosenza, non sia possibile analizzare tutti i tamponi che affluiscono dal territorio nella stessa giornata in cui vengono prelevati. Per questo se ne rende necessaria la conservazione. Nulla di più, però, di un piccolo ritardo fisiologico vista la mole di controlli.
BATTAGLIA INFINITA. Il fronte dei Cinque stelle, però, col tempo si allarga. E una flotta di 12 parlamentari, sia deputati che senatori, chiedono come già detto l’invio al ministero della Salute di ispettori. Anche perché nel frattempo è un documento interno regionale a rilevare più di qualche problema. Se da una parte mille tamponi sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno con sede a Portici, sulla base di una ricognizione datata 12 maggio “è emersa la presenza di circa 1.500 tamponi in attesa di essere processati, conservati nei laboratori del “Pugliese” (500 circa) dell’Asp di Reggio Calabria (500 circa) e dell’Asp di Cosenza, presso la Centrale operativa del 118 (500 circa)”. Una situazione critica che porta addirittura il Dipartimento della Salute pubblica regionale a disporre “la sospensione delle attività di screening, fermo restando l’effettuazione dei test in urgenza”.
Ora, è pur vero che le direttive della Protezione civile permettono di conservare i tamponi per un massimo di cinque giorni, ma se non ci fosse alcun problema non si comprende il motivo di interrompere l’attività di prelievo e di screening. Domande che, per adesso, restano senza risposta. Ed è anche per questa ragione che ieri Sapia & C. sono tornati all’attacco: “Non vorremmo rivolgerci alla trasmissione Chi l’ha visto per trovare la presidentessa Santelli, ancora muta e nascosta rispetto all’enorme pasticcio di atti dirigenziali e giustificazioni difformi”. La verità, concludono i parlamentari 5S, “è che la Regione ha confermato le criticità per iscritto, con il provvedimento con cui il dirigente generale Antonio Belcastro, appena dopo la nostra denuncia all’autorità giudiziaria, ha tentato di sbrogliare la matassa sospendendo gli screening e ordinando di processare i numerosi campioni giacenti, non si sa da quanto”.