di Stefano Sansonetti
I vorticosi affari della Cisl, tra società lussemburghesi, fiduciarie e partner messicani, non rappresentano “questioni strettamente di attualità sindacale, economica e politica”. Sono le parole utilizzate dallo staff di Raffaele Bonanni, il segretario generale del sindacato di via Po. Anche perché il contesto è quello di un periodo in cui in Italia i disoccupati hanno raggiunto quota 3 milioni, ed è come minimo naturale chiedere a un sindacato se sia normale fare affari con l’informatica, le assicurazioni, i viaggi, gli immobili, i fondi comuni d’investimento e via dicendo. L’entourage di Bonanni, però, non può negare che ci troviamo di fronte “ad assetti societari a dir poco confusi, e che risalgono tra l’altro anche a epoche precedenti”. Ma l’impressione è che gli uomini del segretario generale vogliano allontanare il problema da via Po, per scaricarlo su qualcun altro. Non si spiegherebbe altrimenti la richiesta di rivolgersi “ai responsabili legali delle società, totalmente autonome sul piano della gestione”, come se la Cisl non fosse a capo della catena di controllo.
Un tesoretto immobiliare da 64 milioni di euro. Nel frattempo nei meandri degli interessi economici del sindacato spunta fuori anche un corposo pacchetto di immobili. In questo caso la gestione passa per le mani di tre società immobiliari. La prima si chiama Unitas, ed è controllata al 95% dalla sigla oggi guidata da Bonanni. Ebbene, in pancia alla Unitas si trova una cinquantina di sedi provinciali del sindacato, a cui si aggiungono terreni e qualche centro studi sparso per l’Italia. I cespiti in questione, sulla base dell’ultimo bilancio relativo al 2011, valgono 21 milioni di euro. Ma la società vanta anche riserve di utili distribuibili per 7,4 milioni e quote in fondi comuni di investimento per un controvalore di 2,1 milioni. Di più, perché la Unitas detiene anche una partecipazione del 100% nell’Immobiliare Nuova Esperide, ennesimo veicolo che custodisce immobili e terreni per 16,1 milioni. A tutto questo va affiancato il patrimonio immobiliare che fa capo all’Inas, il patronato della Cisl. In questo caso il punto di riferimento è la Inas Immobiliare, che gestisce soprattutto immobili sociali e fabbricati destinati a uffici, per un valore in bilancio di 27,4 milioni. Insomma, se si sommano tutti gli asset in carico alle immobiliari del sindacato viene fuori un tesoretto da 64,5 milioni.
Non c’è che dire, con quelli emersi dall’inchiesta, sono e rimangono numeri degni di una multinazionale. Non certo di un sindacato che dovrebbe mettere la tutela del lavoro in cima alla sua agenda.