Si chiamano “lungometraggi di interesse culturale”. Una dicitura che spesso, quando ci troviamo al cinema con i nostri bei pop corn, vediamo scorrere o prima della proiezione del nostro film oppure dopo i titoli di coda. Una dicitura a cui spesso nemmeno facciamo caso. Ma dovremmo, dato che dietro si nascondono i finanziamenti del ministero dei Beni Culturali che, spesso, solo teoricamente finiscono a film che reputeremmo di vero interesse culturale. Perché probabilmente pochi sanno che, in passato, abbiamo pagato anche noi (250 mila euro) per produrre film come Una cella in due con Maurizio Battista, Massimo Ceccherini ed Enzo Salvi; così come forse nessuno sospetta di aver versato 1,1 milioni per Genitori e figli: agitare bene prima dell’uso di Giovanni Veronesi o uno per Ex o, ancora, 400mila per Amici miei. Come tutto ebbe inizio di Neri Parenti.
COME AL SOLITO – Una storia, quella dei fondi a pioggia da parte del ministero guidato da Dario Franceschini, che dunque va avanti da tempo. E anche quest’anno, tra i lungometraggi che hanno beneficiato di soldi pubblici, spuntano casi interessanti. A cominciare da Smetto quando voglio, la commedia di Sidney Sibilia che narra di alcuni brillanti universitari che si dedicano alla produzione e smercio di droga per uscire dalla precarietà. Ebbene i produttori hanno pensato, facendo il verso a Matrix, di produrre Smetto quando voglio Revolution e Smetto quando voglio Reloaded. Entrambi godranno di fondi pubblici: prima il 26 luglio, poi il 3 settembre, infatti, i due progetti sono stati finanziati per un totale di 700mila euro. Non male.
FONDI A PIOGGIA – Ma non basta, perché il Mibact ha dispensato contributi a pioggia. Considerando anche i fondi per le opere prime e seconde e i cortometraggi (tutto, ovviamente, solo e soltanto se ritenuto di “interesse culturale”), il ministero ha già erogato la bellezza di 13,6 milioni di euro nelle prime due delibere su tre previste annualmente. Alla fine il conto sarà di circa 18 milioni di euro. Tra i vari beneficiari del contributo troviamo Daniele Vicari per il suo Sole, cuore, amore, che riceverà 250mila euro; Matteo Garrone che godrà di 800mila euro per la realizzazione del suo Pinocchio; Gabriele Salvatores con il sequel de Il ragazzo invisibile (600mila euro quest’anno, dopo i 900mila ricevuti per il primo film). Spuntano, poi, qua e là tante altre piccole curiosità. A cominciare dai figli d’arte. Il Mibact dispenserà, ad esempio, altri 200mila euro per Mimì di Brando De Sica, figlio di Cristian. Tra gli altri ci aveva provato anche Elisa Fuksas, figlia dell’archistar, ma non ha raggiunto i requisiti necessari per il suo La figlia di. Senza dimenticare, ancora, i 300mila euro per il film d’animazione A Skeleton Story. Sarà senz’altro un film di successo visto l’affetto riscosso dal fumetto da cui prende spunto, ma resta il dubbio (legittimo) su come possa essere film di “interesse culturale”. Colpa del meccanismo, dicono gli addetti ai lavori. Dei 100 punti totalizzabili, infatti, 60 sono a discrezione della commissione e 40 sono attribuiti automaticamente (si tiene conto se il film è girato in Italia, se il regista è italiano…). E spesso è proprio su tali criteri che si giocano i finanziamenti.
MISTERI AL MINISTERO – Ma i problemi non finiscono qui. Perché tra i beneficiari per “opere prime e seconde” troviamo anche Giovanni Aloi che riceverà 150mila euro per Tensione superficiale. Peccato che basta scorrere qualsiasi filmografia per vedere che questo sarà il quarto film di Aloi. Misteri del Mibact. Ma non è tutto. Perché spesso i fondi vengono destinati a film che poi si rivelano “incompiuti”, nel senso che, nonostante il contributo degli anni passati, il film ancora non vede la luce. Siamo ancora in attesa, ad esempio, di vedere nelle sale Una lunga scia di stelle di Mariantonia Avati (sì, la figlia di Pupi) che nel 2010 ha ricevuto 450mila euro. Chiudiamo con un’ultima curiosità: a fare domanda per i fondi, era stato anche Michele Santoro per il suo Robinù. Questa volta, però, il ministero ha risposto picche.
Tw: @CarmineGazzanni