Clan Moccia sotto scacco. L’operazione della Dia di Napoli ha portato infatti a 45 ordinanze di custodia cautelare. I soggetti destinatari della misura restrittiva sono gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, detenzione di armi comuni e da guerra e relative munizioni, plurimi episodi di estorsione aggravata, riciclaggio di ingenti somme di denaro.
L’operazione è scattata questa mattina a conclusione di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, personale del Centro Operativo Dia, della Squadra Mobile di Napoli e del Nucleo Investigativo Carabinieri di Castello di Cisterna, anche con l’ausilio della Guardia di Finanza.
L’indagine ha permesso di ricostruire gli assetti dell’associazione di stampo camorristico nota come clan Moccia, radicata, in ampie aree della provincia di Napoli (Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano e Caivano, Acerra) e nel Lazio, a partire dal 2011 e fino ai tempi più recenti. Sono state ricostruite la più recente conformazione del clan Moccia, le responsabilità del suo vertice assoluto, dei dirigenti e dei relativi referenti sul territorio, le modalità di comunicazione tra gli affiliati, anche detenuti, la capillare attività estorsiva, l’imposizione delle forniture per commesse pubbliche e private, la ripartizione tra i sodali, liberi e detenuti, degli illeciti profitti conseguiti tramite le precedenti attività, le infiltrazioni del sodalizio negli apparati investigativi.
Il tutto è stato possibile grazie a indagini tecniche con il contemporaneo monitoraggio di colloqui in carcere e il conseguente sequestro di alcuni manoscritti inviati da soggetti detenuti ai propri fiduciari liberi nonché con il contributo di vari collaboratori di giustizia. In particolare, è stato ricostruito il gruppo di vertice del clan Moccia, cui hanno preso parte Anna Mazza (che nel frattempo è morta), il figlio Luigi Moccia, Teresa Moccia, Filippo Iazzetta, oltre ai soggetti fiduciari della dirigenza del sodalizio (i cosiddetti “senatori” affidatari delle direttive impartite da quest’ultimi e dei resoconti destinati ai medesimi) Salvatore Caputo (anche lui deceduto), Domenico Liberti, Mario Luongo, Pasquale Puzio, Antonio Senese.
Le indagini hanno permesso di ricostruire anche il ruolo centrale di Modestino Pellino, subordinato solo a quello del capo indiscusso dell’associazione Luigi Moccia (già sottoposto a libertà vigilata a Roma, dove aveva da tempo trasferito i propri interessi).