Blitz dei Nas al San Carlo di Milano alla ricerca del robot “fantasma”

I Nas hanno bussato alla porta dell'ospedale San Carlo, cercando il robot chirurgico. Ma non l'hanno trovato (perché mai acquistato).

Blitz dei Nas al San Carlo di Milano alla ricerca del robot “fantasma”

“Buongiorno, Carabinieri. Siamo qui per vedere il Robot chirurgico utilizzato dal vostro ospedale per gli interventi vertebrali”. “Ci spiace, ma in questo ospedale non c’è mai stato un robot per la chirurgia vertebrale…”. La surreale conversazione è avvenuta il 22 marzo scorso all’interno del reparto di ortopedia dell’Ospedale San Carlo di Milano, dove i Nas erano stati mandati per un’ispezione sanitaria e amministrativa.

L’assurda vicenda del robot fantasma all’ospedale San Carlo di Milano

In particolare, i militari dovevano verificare “se presso la predetta UOC vi erano macchinari utili all’effettuazione di interventi di chirurgia vertebrale con tecnica robotizzata”, come si legge nel verbale. Che però al San Carlo non c’è. Nonostante l’Asst I Santi (cioè noi) dal 12 aprile 2022 paghino un medico espressamente cooptato con un contratto ad hoc, per effettuare quegli interventi robotici…  E non si tratta di uno stipendio trascurabile, visto che la sua remunerazione supera i 110mila euro l’anno, più del primario al quale il medico è sottoposto. Un regalo della gestione dell’ex DG, Matteo Stocco, da gennaio passato a capo del Policlinico.

Per raccontare la storia assurda di un medico super pagato che in due anni non ha mai fatto un solo intervento per mancanza del robot che dovrebbe usare (svelata da La Notizia), bisogna tornare all’aprile del 2022. A quando cioè l’ospedale allora guidato da Stocco delibera l’assunzione del medico a tempo determinato (la formula contrattuale è l’ex art. 15 septies, che elimina ogni tipo di concorso a favore di una chiamata diretta e che, soprattutto, prevede un incarico della durata di due anni), avvalendosi della facoltà di poter “conferire incarichi per l’espletamento di funzioni di particolare rilevanza e di interesse strategico”.

In questo caso si richiedevano, come si legge nella delibera n.891 del 12/4/2022, “competenze specifiche e comprovata esperienza negli ultimi due anni in chirurgia vertebrale complessa con tecnica chirurgica robotica”.  Al nuovo medico, tre mesi dopo, viene data anche una equipe. Si crea così una SSD (Struttura Semplice Dipartimentale), specializzata in “interventi con sistemi di chirurgia vertebrale robotizzata”. Con relativo aumento delle spese per la sanità pubblica.

Un medico super pagato non ha mai fatto un solo intervento per mancanza dell’apparecchiatura

A capo della nuova SSD viene emesso lo stesso medico.  Tuttavia per diventare “Responsabile della Struttura Semplice Dipartimentale Chirurgia Vertebrale”, il bando prevedeva che il candidato fosse in “possesso di contratto a tempo indeterminato, unitamente all’anzianità pari a 5 anni di servizio”. Morale, il medico (che ancora non aveva operato nessuno per mancanza di robot), non poteva diventare capo. Tanto che quella nomina è stata oggetto sia di una segnalazione a Orac (Organismo regionale per le Attività di Controllo, che vigila sull’attività di Regione Lombardia e di tutti i suoi enti e aziende), sia di un esposto in procura da parte dei sindacati.

Così, siamo ormai a settembre 2023, i vertici dei Santi si rendono conto dell’errore e la nomina viene revocata dallo stesso ospedale e la promozione annullata.

Il sanitario è però rimasto comunque come “facente funzione” della Struttura, sebbene anche questa nomina ponga più di un dubbio. Infatti, il “facente funzione” deve sostituire un responsabile. Ma in questo caso, la struttura è di nuova creazione e quindi un responsabile precedente non c’è mai stato…  La “retrocessione” inoltre non ha inciso sul compenso del chirurgo, che è rimasta superiore a quello del primario al quale è sottoposto.

E, paradosso nel paradosso, bisogna anche ricordare che al San Carlo da anni opera una unità specializzata in Neurochirurgia che vanta importanti volumi di attività interventistica anche in ambito vertebrale.

E così arriviamo ai giorni nostri. A due anni di distanza da quell’assunzione del medico esperto di robot, i Carabinieri hanno bussato alla porta dell’ospedale per verificare sei in questi 24 mesi l’apparecchiatura medica è stata acquistata e quanti interventi ha effettuato sui pazienti. La risposta è scritta ancora nel verbale: “Si accertava che non vi erano macchinari utili ad operare interventi di chirurgia spinale con tecnica robotizzata…”.