Maroni che stringe Gentiloni, Zaia che chiede subito lo statuto speciale: dopo il referendum in Lombardia e Veneto l’autonomia di Regioni come la Sicilia è invidiatissima. “Ma attenzione che è un’arma pericolosa”, spiega il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione siciliana, Nello Musumeci.
Domanda. Che rischi si sono nell’avere più indipendenza? In Italia non c’è la Catalogna.
Risposta. “Io sono sempre stato un autonomista unitario, ma il mio autonomismo non mi impedisce di denunciare l’uso distorto che si è fatto fino ad ora dello Statuto siciliano, concepito più come un privilegio che come una straordinaria opportunità di cresciuta socio-economica”.
Lombardia e Veneto chiedono le stesse opportunità.
“Ho molto rispetto per i Referendum della Lombardia e del Veneto, ma questi si muovono da posizioni molto diverse rispetto alla Sicilia: loro tendono a difendere e mantenere la ricchezza locale rispetto al centralismo statale; noi siciliani tendiamo e vogliamo crearla, rispetto ad uno Stato centrale che si è dimostrato più predatore che rispettoso del nostro Statuto ed alle sue norme finanziare.
Lo Statuto siciliano qualche pecca l’ha dimostrata.
“E dobiamo metterci mano. Parliamo di uno Statuto varato nel 1946, quando l’Italia era un Regno e quando, evidentemente, non esisteva l’Unione europea. Per questo la prima cosa da fare è aprire un confronto serio e serrato con il Governo centrale affinché riconosca e consenta l’applicazione di alcune norme profondamente disattese, a cominciare da quelle finanziarie”.
Il sentiment che si percepisce a due settimane dal voto è che toccherà a lei confrontarsi col Governo, spinto da una tendenza in crescita del Centro Destra…
“C’è un grande sentimento di speranza, diffuso in Sicilia, verso il Centro Destra perché dopo otto anni si presenta una coalizione unita, compatta e articolata, vasta e plurale. La Sicilia sta vivendo il momento più drammatico dal Dopo Guerra ad oggi e questo sentimento di speranza è alimentato da chi non si rassegna, da chi ama la storia di questa terra; e da chi riconosce nella mia candidatura non solo la storia personale, la competenza e l’efficienza amministrativa ma riconosce anche che tutto questo si coniuga con il metodo della trasparenza e dell’onestà. Questo nuovo sentimento di speranza crede nel progetto di una nuova Sicilia: una regione che torna protagonista nel Bacino mediterraneo, con la sua consapevolezza storica, con la sua opportunità geografica e con la sua vocazione di cerniera tra l’Africa, l’Europa ed il Medioriente”.
La Coalizione che si creata intorno alla sua candidatura è considerata a livello nazionale un laboratorio politico. Può essere un modello per le prossimo elezioni politiche di primavera?
“Come laboratorio politico la Sicilia è terra di corsi e ricorsi storici. È nel Governo regionale della nostra Isola che si è sperimento, nel 1960, il primo Centro Destra d’Italia; ed è sempre in Sicilia che è stato varato il Centro Sinistra, prima che Aldo Moro lo proponesse a Roma; ed è sempre in Sicilia che si è creata la maggioranza di Solidarietà Nazionale con il PCI. Quindi la Sicilia, terra di nascita della più antica forma parlamentare, si accredita ancora una volta come un laboratorio politico. E mi piace dire che la Sicilia è sempre un’esagerazione dell’Italia, nel bene e nel male; quello che nella Penisola è brutto, in Sicilia è bruttissimo, quello che nella Penisola è bello, in Sicilia è bellissimo”.
Ma come si aiuta l’unità del Centro Destra al livello nazionale?
“In Sicilia il Centro Destra mancava dal 2009 ed il frantumarsi del Governo regionale ha avuto ricadute negative a cascata su tutti gli Enti Locali, per anni e fino alle Elezioni comunali della primavera scorsa, che hanno visto un Centro Destra spaccato. Sono onorato che attorno al mio nome la coalizione si sia ricompattata, anche il senso di responsabilità dimostrato dalle forze politiche che mi sostengono e che hanno dato vita ad uno schieramento articolato e plurale. Si è fatto tesoro degli errori del passato, per costruire un progetto alternativo; questa alternativa del Centro Destra al Centro Sinistra rappresenta la sfida da lanciare a tutta l’Italia con le prossime elezioni politiche nazionali. Non mi arrendo al fatto che il Centro Destra sia tale solo in una “declinazione grafica”; la forza di uno schieramento nasce da un comune patrimonio valoriale e serve un pathos che finora è mancato; se non comprendiamo questo l’alleanza appare solo un male necessario”.
Conosciamo il programma della coalizione che la sostiene ma ci indica una priorità?
“La priorità è rendere efficiente la macchina regionale dell’amministrazione siciliana. La Sicilia è una somma di problemi e criticità, se l’amministrazione regionale non funziona, è un problema di per sé e se è un problema non può risolvere quelli che affliggono il territorio. Insomma, non può essere un problema nel problema! Occorre far funzionare la macchina, renderla più agile ed efficace; è necessario motivare la burocrazia regionale, spalmare le sue energie sul territorio, premiare il merito e neutralizzare gli scansafatiche”.
Un appello ad i suoi avversari, ed ai tanti ancora indecisi o attratti dall’astensionismo…
Lancio un appello all’elettorato del Pd: dopo cinque anni sciagurati di Governo Crocetta, abbiamo il dovere di impedire, con tutte le energie, che la Sicilia debba conoscere la sciagura “grillina”; chiedo anche agli elettori del centro Sinistra, per il rispetto delle scelte dell’Assemblea regionale, di sostenere il mio impegno se vogliono impedire che il governo della Regione cada nelle mani dei Cinque Stelle, nelle mani di questa setta di fanatici e incompetenti, adusi a delegittimare l’avversario con un linguaggio violento, volgare e rancoroso”.