di Stefano Sansonetti
Non poteva restarne fuori. Nella lobby in cui si incontrano i poteri più diversi, con uno sguardo privilegiato verso gli Stati Uniti d’America, un posto di tutto rispetto è occupato dall’italico “quarto potere”. Con nomi di primo piano. Ferrruccio de Bortoli e Paolo Mieli, per esempio, rispettivamente direttore ed ex direttore del Corriere della sera. Oppure Lucia Annunziata, direttore dell’Huffington Post e conduttrice di “In mezz’ora” su Raitre. Per non parlare di Furio Colombo, untempo al vertice dell’Unità e oggi editorialista per il Fatto Quotidiano. Il nome di ciascuno di loro è indicato nell’elenco dei soci dell’Aspen, think tank mondiale di derivazione americana, ormai sempre più crocevia di poteri, affari e lobby di varia estrazione. Nei giorni scorsi La Notizia è entrata i possesso della lista riservata dei 226 soci ordinari dell’Aspen Institute Italia, in pratica l’articolazione nostrana del network. Oggi l’elenco viene integralmente pubblicato.
Dall’attenta lettura dei 226 nomi viene fuori una discreta pattuglia di giornalisti italiani. Il Corriere della sera sembra il più rappresentato all’interno dell’Aspen. Oltre ai nomi già indicati, infatti, nella lista ci sono gli editorialisti Antonio Polito e Beppe Severgnini. Ma compare anche Mario Pirani, altro editorialista, questa volta dalle colonne di Repubblica. Nel gruppo non poteva mancare Gianni Riotta, già direttore del Tg1 e del Sole 24 ore, che nella lista Aspen viene qualificato come componente dell’advisory board della Princeton University.
Ancora, come socio ordinario è riportata Antonella Rampino, inviata per La Stampa e diversi anni fa già direttore di Aspenia, la rivista dell’Aspen Institute Italia. Sempre da La Stampa, dove scrive come editorialista, proviene un altro nome dell’elenco, quello di Ludina Barzini, figlia del politico e giornalista Luigi Barzini.
Che poi, a dirla tutta, alcuni dei giornalisti in questione partecipano anche più attivamente alla vita dell’Aspen, ancora oggi presieduta dall’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti. Oltre a essere inquadrata come socia, per esempio, Lucia Annunziata fa parte del comitato esecutivo dell’associazione ed è direttore responsabile della già citata rivista Aspenia. Sempre nel comitato esecutivo del think tank, poi, troviamo Mieli e Pirani. Infine tra i soci ordinari spunta anche Jean-Marie Colombani, per tantissimi direttore del francese Le Monde.
La lista
Ma in un universo nel quale si incrociano 226 soci ordinari, l’estrazione è a dir poco eterogenea. Il terreno è quello del dibattito e del confronto di idee che in un batter di ciglia sfociano nella lobby più autentica. Banchieri, vescovi (Rino Fisichella, Vincenzo Paglia e Giovanni Giudici), finanzieri, giornalisti e un’incredibile quantità di capi di stato e di governo esteri fanno parte della caleidoscopica galassia dell’Aspen Insitute Italia. Una galassia che può essere divisa per settori e far capire perché da noi c’è la corsa a far parte di un’associazione che ha contagiato praticamente tutti, da destra a sinistra.
Capi di stato, di governo, ministri
Più che normale essere interessati a confrontarsi con i ministri di mezzo mondo. Più che ovvio avere l’ambizione di confrontarsi per fare lobby, per cercare di contare sempre di più, per questa via, anche all’interno delle mura domestiche. Ebbene, tra i soci dell’Aspen Italia ci sono profili come quello di Carl Bildt, ministro degli esteri svedese, e di Fernando Henrique Cardoso, ex presidente socialdemocratico del Brasile. Ci sono personaggi come Valéry Giscard d’Estaing e Jacques Delors, rispettivamente ex presidente francese ed ex numero uno della Commissione europea. Per non parlare di Angel Gurrìa, ex ministro degli esteri messicano, ora segretario generale dell’Ocse, e Peter Mandelson, ex ministro del governo laburista inglese di Gordon Brown e già commissario Ue al commercio. Ma si possono citare i casi del presidente israeliano Shimon Peres, dell’ex ministro tedesco dell’interno, Otto Schily. Per buona parte di essi il minimo comun denominatore è l’estrazione socialista, che guarda ed è guardata con simpatia da certi ambienti liberal americani. Ma non mancano situazioni del tutto diverse, per esempio quella di alcuni ultraliberisti come il socio italiano Antonio Martino. Tra i tanti politici italiani, come ha ricordato La Notizia, sempre nel ruolo di soci compaiono Massimo D’Alema, Romano Prodi, Giuliano Amato e il premier dimissionario uscente Mario Monti.
La schiera dei banchieri
Inutile dire che la lista dei soci trabocca di “presenze finanziarie”. Prendiamo la categoria dei banchieri centrali. Questa è rappresentata dal presidente della Bce, Mario Draghi, dal suo predecessore alla guida dell’Eurotower, Jean-Claude Trichet, dall’ex presidente della Bundesbank, Hans Tietmeyer e dall’ex governatore della banca centrale turca, Rüsdü Saracoglu. Poi ci sono banchieri internazionali come il presidente di Jp Morgan, Jacob Frenkel, e il presidente di Goldman Sachs a Londra, Peter Sutherland.
Gli amici e i junior fellows
A chiudere l’unverso Aspen spuntano anche 69 amici e 73 junior fellows. I primi sono i rappresentanti di quelle società che fatturano da noi non oltre i 150 milioni di euro. Ma la categoria nel corso degli anni si è espansa. Ne fanno parte, per esempio, Luca Colombo di Facebook Italia, Maria Pierdicchi di Standard & Poor’s Italia, Dario Scannapieco della Bei, Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente di Confindustria. I junior fellows, invece, sono i “selezionatissimi” giovani di età compresa tra i 25 e 33 anni. Ci rientrano, giusto per qualche rapido esempio, Annagrazia Calabria, deputato Pdl, Federico Mara Signoretti, economista di Bankitalia, e Fabrizio Sammarco, presidente dell’associazione ItaliaCamp, creatura battezzata da Antonio Catricalà e Gianni Letta (entrambi soci Aspen). Tanto per rimanere nella rete.