Guerre, violazioni dei diritti e abusi dell’Intelligenza artificiale. Secondo Amnesty il 2023 è stato un anno nero ma in futuro potrebbe andare anche peggio

Amnesty International segnala che nel 2023 c'è stato un boom delle guerre, delle violazioni dei diritti e degli abusi dell'Ia.

Guerre, violazioni dei diritti e abusi dell’Intelligenza artificiale. Secondo Amnesty il 2023 è stato un anno nero ma in futuro potrebbe andare anche peggio

Mai tante guerre, violazioni dei diritti e abusi nell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale. Secondo Amnesty International il 2023 è stato un anno nero, ma in futuro potrebbe andare anche peggio. L’anno appena concluso, si legge nel ‘Rapporto 2023-2024 – La situazione dei diritti umani nel mondo’, “è stato terribile per i diritti umani e quindi per milioni di persone”.

“A causa dell’escalation dei conflitti e della condotta di molti Stati e attori non statali, assistiamo alla violazione del diritto umanitario ed internazionale così come è stato concepito dopo la seconda guerra mondiale, e a un uso preoccupante dell’intelligenza artificiale, spesso per reprimere il dissenso e pilotare l’opinione pubblica in vista di un anno con elezioni in tanti Paesi”.

Il rapporto di Amnesty

Secondo Alba Bonetti, presidente di Amnesty International, il mondo è in preda a una crisi di nervi. A dimostrarlo uno sterminato elenco di esempi, a partire dall’operazione militare di Israele nella Striscia di Gaza, che a fine 2023 consisteva in “13mila morti di civili confermate (oggi superano le 34mila, ndr), intere famiglie spazzate via, 1,9 milioni di persone sfollate e accesso agli aiuti umanitari limitato o impedito”. Non meno indicativo, secondo la presidente, lo “sfacciato” uso che gli Stati Uniti hanno fatto del “diritto di veto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per tenere bloccata per mesi la risoluzione sul cessate il fuoco a Gaza, continuando intanto a fornire munizioni che Israele ha usato per azioni che costituiranno crimini contro l’umanità”.

Allargando lo sguardo, continua Bonetti, nel 2023 “la Russia ha proseguito l’invasione su larga scala dell’Ucraina, attaccando zone residenziali e infrastrutture vitali e sottoponendo prigionieri a tortura. Milioni le persone sfollate con la forza e in carestia. In Afghanistan, i talebani hanno cancellato le donne dalla vita pubblica. In Iran la repressione del movimento Donne vita e libertà è terribile. Negli Stati Uniti 15 stati hanno impedito o limitato l’accesso all’aborto. In Polonia, per via della legge che lo vieta, una donna è morta”.

Uso e abuso dell’Ia, la denuncia di Amnesty

Bonetti affronta poi il tema delle nuove tecnologie, il cui uso sconsiderato “sta contribuendo a creare un mondo dominato da caos e illegalità”. La presidente di Amnesty fa notare che “la tecnologia spesso viene messa a servizio di odio, discriminazioni e disinformazione. In Etiopia l’azienda Meta ha favorito un algoritmo che ha fomentato odio tra comunità. Negli Stati Uniti, la polizia di New York ha usato i dispositivi di riconoscimento facciale per identificare attivisti del Black Lives Matter. Israele li usa nella Cisgiordania occupata per rafforzare le restrizioni alla libertà di movimento”.

Nel rapporto viene affrontato anche il tema degli spyware come Pegasus, usati per spiare politici, giornalisti e attivisti, da uno sterminato elenco di Paesi a cui nel 2023 si sono aggiunti “Armenia, Repubblica Dominicana, Serbia e India”.

A sua volta il portavoce di Amnesty, Riccardo Noury, fa notare che tra le maggiori criticità al mondo, spicca la crisi del Myanmar. Nel Paese, dove infuria il conflitto tra l’esercito golpista e i gruppi armati, “sta causando centinaia di morti tra i civili. Qui la Cina agisce indisturbata, non solo appoggiando la giunta, ma continuando a reprimere le minoranze turcofone. Hong Kong ormai è diventata un deserto per i diritti”.

Critica anche la situazione nel Sudan, dove per Noury è in corso “la più grande crisi di sfollati interni del mondo”, con “10,7 milioni di persone costrette a lasciare le proprie case. Siamo tornati al clima della guerra del 2002”.